Tesi di Samanta Antonelli: Il dialogo delle voci nella mediazione familiare.
La tesi di Samanta Antonelli per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIV del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2019, dell’Associazione Me.Dia.Re) è notevole per due aspetti tra di loro strettamente intrecciati: quello fortemente introspettivo e un approfondimento sui temi delle voci interiori, dei sé primari, del processo di rinnegamento di alcuni aspetti della nostra personalità e della tecnica del dialogo delle voci.
L’aspetto marcatamente introspettivo emerge fin dall’introduzione, all’interno della quale Samanta Antonelli spiega quale risorsa sia l’esperienza maturata come paziente di un lungo percorso di psicoterapia individuale, ai fini dell’ascolto delle proprie parti interne: «(…) ho iniziato ad incontrare la complessità e la varietà delle emozioni che mi animavano notando, in molte occasioni, che dentro di me vivevo veri e propri conflitti tra diverse istanze o voci. (…) Mentre scrivo mi rendo conto di quanto già solo queste prime esperienze fossero vicine a ciò di cui, di lì a poco, avrei iniziato a sentir parlare spesso al corso di mediazione familiare (…) ho sperimentato l’ascolto attraverso il riconoscimento delle diverse parti di me e l’apertura di un dialogo tra le voci».
L’ascolto, l’ascolto da parte dell’altro che diventa ascolto di sé e di parti di sé, è l’aspetto centrale del discorso di Samanta Antonelli sulla mediazione familiare, che, infatti, anche evidenziando l’esperienza svolta durante il tirocinio di mediazione, riflette
«su come possiamo incontrare questi aspetti della personalità nella stanza della mediazione e sui tratti in comune tra il facilitatore del dialogo delle voci e il mediatore».
E, riguardo al lavoro di quest’ultimo, ricorda anche come possa frequentemente accadere di imbattersi, relazionandosi con i confliggenti, in «uno degli aspetti della personalità che più di frequente viene rinnegato nel nostro sistema culturale», vale a dire «il bambino vulnerabile»: quella parte di noi che racchiude, insieme alla sensibilità, le paure, soprattutto quella di essere mortificato, rifiutato e abbandonato, ma che è anche una risorsa preziosa per ciascuno di noi, «perché ci permette di sentire pienamente gli altri e di entrare in una relazione intima con loro, di amare e di vivere in profondità». Questa «profonda capacità di sintonizzazione con gli altri», naturalmente, è una risorsa importante anche sul fronte della mediazione:
«credo vada da sé considerare l’importanza del collegamento del mediatore stesso con il suo bambino interiore, perché questi sia in grado di ascoltare nel modo più aperto possibile i mediandi. La sintonizzazione emotiva e la sensibilità che appartengono a questo aspetto, infatti, mi sembrano fondamentali per sentire le emozioni di chi abbiamo di fronte e rimandarle attraverso i sentiti; così come per riconoscere gli aspetti di vulnerabilità che molto facilmente l’altro giudica “impresentabili”».
Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare Samanta Antonelli.
Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…
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