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34 risultati per la ricerca di: adolf hitler

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Goebbels, Fritz Lang e la propaganda cinematografica nazista

La sera del 30 marzo del 1933, a Berlino, si svolse un bizzarro colloquio tra Joseph Goebbels, appena nominato ministro, e Fritz Lang, il più grande regista di lingua tedesca. Il primo era convinto che le idee naziste sarebbero penetrate nella vita emotiva dei tedeschi e di tutti gli altri popoli molto più efficacemente quanto meno apertamente sarebbero state trattate. Perciò, intendeva servirsi dell’abilità tecnica e organizzativa e dello straordinario talento creativo del secondo, offrendogli di essere a capo dell’intero, complesso, sistema della propaganda cinematografica nazista. Il secondo doveva scegliere tra il restare un essere umano o il mettersi al servizio della disumanità. 

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La democrazia in fumo

Come si fa a ridurre in cenere la democrazia e instaurare, nel rispetto formale della legalità, la dittatura? Hitler trovò la soluzione il 27 febbraio del ’33. Incendiando il Reichstag e attribuendone la colpa ai comunisti, il neo-cancelliere avviò la nazificazione integrale della Germania.

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Quelli del ghetto di Varsavia

Il 18 gennaio del 1943, quando i nazisti ripresero le deportazioni di massa verso i campi di sterminio, gli ebrei del ghetto di Varsavia li accolsero a schioppettate. E quando, il 19 aprile, tornarono per eseguire in pochi giorni “la liquidazione finale” trovarono dei combattenti. Non potevano credere che “quella marmaglia inferiore“, quegli “ebrei codardi per natura” fossero disposti a battersi e morire, anche bruciati vivi, pur di non arrendersi. Quella del ghetto di Varsavia fu la prima rivolta urbana in Europa contro l’invasore nazista e fu d’esempio per quelle di altri ghetti tra cui quelli di Bialystok e Minsk, e quelle nei campi di sterminio di Treblinka e Sobibor . Oltre a coloro che furono massacrati, occorre ricordare anche coloro che sopravvissero, persone come Irena Sendler, Władysław Szpilman, Marek Edelman e Simcha Rotem.

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Il naturale colore della verità

Il 13 dicembre del 2003 il mostro era stato messo in catene. E che avesse compiuto atrocità mostruose è fuori di dubbio. Non è fuori di dubbio però che le ragioni, pubblicamente dichiarate, del conflitto intrapreso per porre fine al suo dominio splendessero del naturale colore della verità.

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76 anni fa a Boves scoprirono quanto valeva la parola di un ufficiale tedesco

11 giorni dopo l’8 settembre del ’43, a Boves, i partigiani restituirono i due militari delle SS che avevano catturato. Il comandante tedesco aveva loro garantito che, se glieli avessero consegnati incolumi, non avrebbe fatto rappresaglie. Quando gli era stato richiesto di mettere tale impegno per iscritto, aveva risposto: “la parola d’onore di un ufficiale tedesco vale gli scritti di tutti gli italiani“. Subito dopo aver riavuto i suoi due soldati, ordinò la strage. La prima delle quattro stragi nazifasciste subite dagli abitanti di questa cittadina in provincia di Cuneo.  

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Due stragi, che non vanno dimenticate, compiute da razzisti di estrema destra, entrambe il 22 luglio, la prima nel 2011 e la seconda nel 2016

Oggi sulla rubrica Corsi e Ricorsi, oltre a quanto avvenuto e a cosa è rimasto del G8 di Genova di 17 anni fa, riteniamo che vadano ricordate anche due stragi accadute a cinque anni esatti di distanza l’una dall’altra. Entrambe realizzate da singoli attentatori, tutti due estremisti di destra e razzisti: uno lucido, calcolatore e riconosciuto dal tribunale come sostanzialmente “sano di mente”; l’altro, invece, definito dagli investigatori un sociopatico in preda a furia omicida. Una strage, commessa in Norvegia , nel 2011, pianificata con larghissimo anticipo ed estrema cura, si concretizzò in un duplice attacco, con un autobomba a Oslo, prima, e sull’isola di Utøya, con armi da fuoco, due ore dopo. Costò la vita a 77 persone, soprattutto giovanissime, e ne ferì 319, di cui 67 in maniera grave. La seconda strage, compiuta con una pistola semiautomatica, avvenne esattamente due anni fa, a Monaco di Baviera, fuori da un McDonald’s nei pressi di un centro commerciale e poi dentro il centro stesso, e tolse la vita a 9 persone, ferendone altre 35.

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Il 13 luglio del ’41 a Józefów 500 “uomini comuni” fucilarono 1500 bambini, donne e anziani.

Gli uomini del Battaglione 101 della Riserva di Polizia Tedesca non erano, per la maggior parte, nazisti né erano antisemiti. Erano uomini comuni: operai, artigiani, piccoli commercianti. Ma grazie alla distinzione “noi-loro” sospesero ogni forma d’empatia, non provando alcuna identificazione con le loro vittime. Nella loro mente le avevano già de-umanizzate: ai loro occhi, gli ebrei erano degli esseri sub-umani. Così, in un solo giorno, il 13 luglio del 1942, nella cittadina polacca di Józefów, ammazzarono 1.500 bambini, donne, anziani e infermi. In un anno, con le loro fucilazioni, gli “uomini comuni” di quel battaglione uccisero a fucilate 40.000 ebrei polacchi: bambini, donne, anziani e malati. Persone inermi.

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La battaglia della Somme

La battaglia, che si concluse il 19 novembre 1916, procurò 620.000 perdite tra gli Alleati e circa 450.000 tra le truppe tedesche: quella della Somme è stata una delle più sanguinose battaglie della Prima Guerra Mondiale. Per ogni metro guadagnato persero la vita 150 soldati: la conquista di meno di un centimetro di terreno richiedeva la morte di un soldato.