Gian Luigi Banfi si spegne a Mauthausen-Gusen

Il giorno prima di morire è sceso dal suo letto ed è venuto da me: “Perché ti alzi? Riposati”, gli ho detto. Lui mi ha guardato e basta, con degli occhi, è difficile dire che occhi: certamente disumani; non c’era né dolore né terrore; erano terrorizzanti. Non terrorizzati, terrorizzanti. Poi è tornato al suo letto a castello.

Così ne descrive gli ultimi momenti Aldo Carpi nel “Diario di Gusen”, pubblicato nel 1993 dall’Einaudi. Architetto milanese, socio fondatore dello studio BBPR del capoluogo lombardo, tentò, con i colleghi, di combattere il regime dall’interno.

Inizialmente illusi di poter giocare un ruolo significativo attraverso l’opera culturale e teorica del loro campo (testimonianza ne è il palazzo delle Poste all’EUR di Roma, costruito a cavallo tra il ’39 e il ’40), si dovettero presto ricredere.

In occasione del precipitare della situazione politica e degli avvenimenti bellici, i BBPR cambiarono radicalmente rotta. Lo studio divenne uno dei punti di riferimento per la Resistenza milanese e per il movimento “Giustizia e Libertà”.

Banfi si iscrisse anche al Partito d’Azione e prese parte alla diffusione clandestina de “L’Italia libera”, il giornale ufficiale del partito, che doveva farne conoscere il programma. Durante gli ultimi mesi, si occupò dell’espatrio verso la Svizzera di gruppi di ebrei e di antifascisti (tra cui il socio Ernesto Nathan Rogers), curando inoltre la redazione di mappe topografiche a uso degli aerei alleati. Di più, mise a disposizione della resistenza la propria villa in provincia di Como, che divenne un centro attivo di resistenza e di smistamento di fuorusciti.

Fu una delazione a condannare Banfi e Belgioioso, altro collega dello studio, il  21 marzo 1944. L’accusa: spionaggio e complotto. Dovettero trascorrere tre mesi nel carcere di San Vittore, per poi essere trasferiti nel campo di concentramento di Fossoli e, infine, a Mauthausen-Gusen. Qui resistette fino al 10 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra.

Alessio Gaggero

 
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