Franco conquista Madrid e tutta la Spagna
Esattamente ottantadue anni fa, la coalizione nazionalista riuscì nell’impresa che a lungo le era sfuggita: prendere la capitale della penisola iberica e assoggettare l’intero paese al proprio potere. Il percorso che portò a questo risultato ebbe inizio almeno otto anni prima.
Nel 1931, il re Alfonso XIII abbandonò la Spagna alla volta di Roma, dove visse in esilio. Nel contempo, nasceva la Seconda Repubblica Spagnola, guidata da repubblicani e socialisti. La tensione era altissima, tanto che, già a metà dell’anno successivo, ci fu un tentativo, fallito, di golpe militare.
Nei cinque anni seguenti, gli avvicendamenti al governo lasciarono la popolazione sempre più insoddisfatta, tanto che le violenze in varie parti del paese necessitarono l’intervento dell’esercito per essere placate. Le ostilità tra nazionalisti e repubblicani si acuirono, al punto da permettere ai due schieramenti di compattarsi, quando invece, al loro interno, si trovavano distinte correnti di pensiero.
El director, così era chiamato il generale Mola, la mente dietro l’Alzamiento nacional, fece partire la rivolta nell’estremo nord, nella Navarra, e nell’estremo sud, nel Marocco spagnolo: tenne per sé il comando delle prime truppe, mentre lasciò a Francisco Franco le seconde. Gli insorti riuscirono, in poco tempo, a conquistare numerose grandi città, ma Barcellona e Madrid resistettero, anche grazie alla mobilitazione della popolazione civile.
Alcune potenze straniere diedero il proprio sostegno ai contendenti: se l’URSS e il Messico si schierarono dalla parte dei repubblicani, Germania, Italia e Portogallo entrarono al fianco dei nazionalisti. Proprio grazie a questi interventi, i rivoltosi riuscirono a spaccare in due il paese: le truppe partite da nord erano finalmente giunte al Mediterraneo.
Fu dunque il 1939 a sancire la fine delle ostilità. Con la caduta di Barcellona, prima, e Madrid, poi, la guerra civile poteva dirsi conclusa dopo tre anni di violenze. Iniziava il regime Franco, che avrebbe governato fino al 1975.
Alessio Gaggero
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