Cracovia: il ghetto viene liquidato dalle SS nel 1943
L’occupazione nazista della città avvenne il sei settembre 1939. All’epoca, Cracovia aveva circa 250.000 abitanti, di cui 70.000 di origine ebraica. Nell’arco dei quattro anni successivi, la quasi totalità sarà uccisa o deportata.
Da secoli in Polonia lavoravano come commercianti e come artigiani: dopo il loro sterminio non si riusciva più a trovare chi sapesse tagliare un vestito, far un paio di scarpe, costruire uno strumento musicale o cucire una pelliccia. Gli ebrei di Cracovia stavano qualche gradino sopra, molti di loro erano avvocati o medici. Cracovia è sempre stata una città influenzata dalla cultura progressista, da un ceto intellettuale: qui si stampava il più importante quotidiano in lingua polacca del paese.
(Alberto Nirenstein)
Dunque, dopo l’arrivo dei nazisti più di 40.000 ebrei cercarono riparo nelle campagne e nei paesi limitrofi: nonostante il passaggio dall’amministrazione militare a quella civile, il pericolo era ancora incombente. Il neo governatore, Hans Frank, aveva infatti il preciso scopo di ripulire il paese da quella che riteneva essere un’infezione.
Il ghetto fu approntato il 3 marzo 1941 nel quartiere di Podgorze, a sud della città, dove, entro la fine dell’anno, furono rinchiuse 18.000 persone. Una peculiarità macabra riguarda proprio i muri del ghetto: venne loro data una forma che ricordasse le lapidi dei cimiteri ebraici.
Dopo pochi mesi di relativa tranquillità, iniziarono le attività di sterminio. Il 19 marzo 1942 i tedeschi iniziarono la Intelligenz Aktion, cioè l’arresto e l’assassinio di tutte le persone considerate come punti di riferimento per la comunità: circa 50 persone furono deportate ad Auschwitz.
Eliminati i leader, il 5 maggio successivo iniziarono le azioni di epurazione vere e proprie. Circa 6000 furono spediti a Belzec, campo di sterminio nel sud della Polonia. Durante le operazioni, guidate dalle SS e coadiuvate da poliziotti ebrei, furono commessi i peggiori massacri, per semplice brutalità: persero la vita più di 300 persone.
Seguirono lunghi mesi di attesa, che si conclusero il 27 ottobre 1942 con la seconda aktion. 7000 deportati tra Auschwitz e Belzec, a fronte di 600 morti durante il rastrellamento. La bestialità sanguinaria non era più contenibile: vennero uccisi i malati dell’ospedale, gli anziani della casa di riposo e i bambini dell’orfanotrofio.
I rimanenti furono divisi in due gruppi: abili e inabili al lavoro. I primi vennero internati nel tremendo campo di lavoro di Plaszow, che fece da sfondo alla celebre vicenda di Oskar Schindler, raccontata dal film di Steven Spielberg. L’industriale tedesco riuscì, utilizzando una sua fabbrica come copertura, a salvare migliaia di vite. Purtroppo, molte di più furono spezzate dalle deportazioni alla volta di Auschwitz-Birkenau e dalle violenze della “liquidazione”, che ne lasciò sul posto alcune migliaia, considerati lavorativamente inutili. Era il 13 marzo 1943.
Alessio Gaggero
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