Corsi e ricorsi è una nuova rubrica dell’Associazione Me.Dia.Re., simile ad altre già presenti sul web, che, come quelle, vuole contribuire a mantenere e rinfrescare la memoria circa fatti di varia natura accaduti tanto nel più recente passato che in quello un po’ più remoto. Tendenzialmente, infatti, gli eventi richiamati saranno quelli verificatisi dell’inizio del Novecento fino all’anno scorso. Tuttavia, questa rubrica presenta due caratteristiche: la prima è che è interlocutoria. In sintesi, chiunque abbia voglia di aiutarci a ricordare può segnalarci (in forma non anonima) l’accadimento che ritiene meritevole di attenzione. Pubblicheremo, quindi, tutti i fatti che ci verranno proposti, indicando anche chi è l’autore della “rimembranza”, ma riservandoci la prerogativa di verificare prima la congruità del contenuto e della forma del contributo inviato. Naturalmente, la preghiera è di scrivere dei contributi pubblicabili secondo le regole del diritto e del buon senso. L’altra peculiarità di questa rubrica riguarda il suo “taglio”. Me.Dia.Re., infatti, si occupa di mediazione familiare, penale, di gestione dei conflitti in diversi ambiti (aziendale, sanitario, scolastico..), di ascolto e sostegno per le vittime di reato e di altro ancora, pertanto, i fatti che verranno presi in considerazione saranno, soprattutto, quelli relativi al conflitto nelle sue più diverse manifestazioni e conseguenze, dal livello micro a quello macro. Saranno citati, quindi, eventi bellici, ovviamente, ma anche atti di terrorismo, episodi di criminalità organizzata e non, fatti di politica nazionale e internazionale, specie se aventi correlazioni con questioni del nostro Paese, eventi di rilevanza culturale e altri accadimenti, in vario modo oggetto di discussione, dibattito o polemica.
Assassinio di Pino Puglisi il 15/09/1993
La sera del 15 settembre 1993, nel suo 56º compleanno, dopo ripetute minacce, fu ammazzato Don Pino Puglisi, davanti al portone di casa. Ai suoi killer mafiosi disse soltanto: "Me l'aspettavo". Era la prima volta che la mafia uccideva un prete. Lo uccisero per rabbia, per paura, per invidia, perché dall’altare li aveva chiamati animali, perché era diventato una spina nel fianco. Era un elemento di sovversione nel contesto dell’ordine mafioso, conservatore e opprimente, al quale appariva intollerabile che egli avesse scelto di schierarsi, senza ambiguità, dalla parte di deboli ed emarginati, appoggiando progetti di riscatto provenienti da cittadini onesti, che coglievano l’ingiustizia della propria emarginazione e intendevano cambiare il volto del quartiere, desiderosi di renderlo più accettabile, accogliente e vivibile.
30 giugno 1960: Genova resiste
"Io nego che i missini abbiano il diritto di tenere a Genova il loro congresso. Ogni iniziativa, ogni atto, ogni manifestazione di quel movimento è una chiara esaltazione del fascismo. Si tratta, del resto, di un congresso qui convocato non per discutere, ma per provocare e contrapporre un passato vergognoso ai valori politici e morali della Resistenza."
244 vittime nell’eccidio nazifascista di Civitella, Cornia e San Pancrazio
La mattina del 29 giugno del 1944, Civitella, Cornia e San Pancrazio vennero circondati da unità della Divisione corazzata Hermann Goering la cui consegna, per stroncare la Resistenza, che ostacolava la costruzione della Linea Gotica, era uccidere tutti gli uomini di età superiore ai quindici anni e di bruciare le case. Questi giovani soldati tedeschi, usciti da poco dalla Hitlerjugend, incendiarono tutto e trucidarono 244 persone: non soltanto gli uomini, incluso un parroco, ma anche moltissime donne, giovani e anziane, e ragazzi di 13 anni e, perfino, dei bambini di 3 e di 7 anni e dei neonati.
Stonewall inizia la rivolta
"La sensazione che le cose stessero cambiando iniziò quella stessa notte."
Dall’Aventino alla dittatura
Il 27 giugno del 1924, in seguito al rapimento e all'omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti, i deputati dell'opposizione al governo Mussolini, con l’eccezione dei comunisti, decisero di non prendere più parte ai lavori della Camera finché non fosse stata abolita la milizia, sciolte le organizzazioni segrete incaricate della repressione e ripristinata la legalità e finché il governo non avesse chiarito la propria posizione a proposito della scomparsa di Matteotti. Spiegarono di avere abbandonato la Camera per costituirsi in unico parlamento legittimo, visto che la composizione della Camera dei Deputati uscita dalle urne era stata compromessa dalla violenza e dai brogli del governo fascista e visito che nel parlamento ufficiale era ormai impossibile esercitare ogni funzione libera per gli eletti del popolo. Contavano sull'appoggio dell'opinione pubblica e sull'adempimento da parte del Re dei suoi doveri di tutore e garante della legalità. L'opinione pubblica, finché fu libera, a dispetto delle ripetute, feroci, violenze fasciste, li appoggiò, ma Vittorio Emanuele III, no.
Bruno Caccia, l’unico magistrato assassinato al Nord dalle mafie
Bruno Caccia, Procuratore Capo di Torino, ucciso il 26 giugno del 1983, è l'unico magistrato ammazzato dalle mafie nel Nord Italia. Per il suo omicidio è stato condannato con sentenza definitiva, come mandante, un boss della 'ndrangheta e, in primo grado e in appello, come esecutore, un panettiere di Torino, di origine calabrese, pregiudicato. I famigliari di Bruno Caccia, però, pensano che non si sia ancora arrivati alla piena verità.«Non mi spiego perché, dopo 30 anni, anche nella vicenda giudiziaria, continuino a esserci grandi resistenze. Noi famigliari vogliamo solo la verità di quel 26 giugno 1983» ha detto Paola Caccia, la figlia del magistrato. «Parlare di Caccia, come emerso dalle carte, non si poteva, perché tabù, come se in questa storia ci fosse qualcosa di indicibile».
1967, strage di Cima Vallona
"Fu un tempo di guerra, con alberghi requisiti e trasformati in caserme, il coprifuoco e la necessità di visti d’ingresso dall’Austria, nonché accuse di torture praticate per estorcere confessioni, con almeno due morti sospette tra gli arrestati."
Il blocco di Berlino
Alle 6 del mattino del 24 giugno del 1948 la radio sovietica annunciò il blocco di Berlino. La città, come il resto della Germania, era divisa in 4 zone, controllate dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale gli inglesi, i francesi, gli americani e i sovietici. Berlino, però, si trovava in quella parte del territorio tedesco posta sotto il controllo dell'Unione Sovietica e agli anglo-americani fu chiaro che si trattava di un ultimatum o meglio di un ricatto: se l'Occidente non riconosceva l'autorità sovietica su tutta la città di Berlino, i berlinesi sarebbero stati ridotti alla fame. Per la prima volta la possibilità che si arrivasse ad un confronto militare tra USA e URSS parve orribilmente concreta. Come si era giunti a quella crisi? E come se ne uscì?
Il ghetto di Łódź viene liquidato
"Un atroce colpo si è abbattuto sul ghetto. Ci viene chiesto di consegnare quello che di più prezioso possediamo - gli anziani ed i bambini. [...] Fratelli e sorelle! Passatemeli! Padri e madri! Datemi i vostri figli!"
L’abominevole Operazione Barbarossa
L'Operazione Barbarossa iniziava il 22 giugno 1941: in programma non c'era soltanto l'invasione nazista dell'URSS, ma un macello sconfinato. E proprio l'estrema ferocia nazista contro ebrei, commissari politici, prigionieri di guerra, partigiani e civili, fu uno dei fattori del suo fallimento. I russi, infatti, non poterono considerare i soldati di Hitler come dei liberatori dal giogo stalinista, ma come dei persecutori ancora peggiori. Così li combatterono con uno spirito di sacrificio e con un eroismo che i vertici del Terzo Reich, a causa del loro disprezzo per la "razza slava" e della loro mancanza di umanità, non avevano potuto prevedere.
21 giugno 1964, Mississipi Burning
Nella notte tra il 21 e il 22 giugno 1964, James Earl Chaney, Andrew Goodman e Michael Schwerner, attivisti del movimento per i diritti civili degli afroamericani, furono uccisi a colpi di pistola da un gruppo di membri dei "cavalieri bianchi" del Ku Klux Klan, con la complicità dello sceriffo, nella contea di Neshoba, Mississippi. L'inchiesta dell'FBI che ne seguì prese il nome di Mississippi Burning e ispirò, oltre due decenni dopo, l’omonimo film di Alan Parker.
«Se fossero stati uccisi tre neri, forse il caso non avrebbe nemmeno fatto notizia», dirà il fratello di una delle vittime, in occasione della riapertura della vicenda giudiziaria, nel 2005.
Invece la violenza dei segregazionisti incappucciati aveva colpito un bianco ateo (Schwerner), un ebreo liberale (Goodman) e un afroamericano (Cheney), uniti da un comune sentire in una lotta interrazziale pacifica quanto determinata, che fece guadagnare a Schwerner l’epiteto di “amico dei negri” col quale fu apostrofato poco prima di essere ucciso.
20 giugno 1940 l’attacco infame e fallimentare dell’Italia alla Francia
Il 20 giugno 1940 Mussolini ordinò di attaccare la Francia lungo il fronte delle Alpi Occidentali, visto che le forze armate della repubblica francese erano già state praticamente sbaragliate, a Nord, dalle armate di Hitler. I francesi, però, resistettero e inflissero un'umiliante sconfitta al malandato, anche se numericamente assai superiore, esercito italiano. La spudorata propaganda fascista esultò per la "splendida vittoria" e e attribuì all'attacco italiano la resa della Francia alle forze nazi-fasciste.
Coluche Président
Coluche, figlio di un immigrato italiano, cresciuto in povertà e divenuto il comico più irriverente, provocatorio e popolare di Francia, si candidò alle elezioni per la carica di Presidente della Repubblica. Così annunciò la propria candidatura «Mi appello agli sfaccendati, agli zozzoni, ai drogati, agli alcolizzati, ai froci, alle donne, ai parassiti, ai giovani, ai vecchi, agli artisti, agli avanzi di galera, alle lesbiche, ai garzoni, ai neri, ai pedoni, agli arabi, ai francesi, ai capelluti, ai buffoni, ai travestiti, ai vecchi comunisti, agli astensionisti convinti, a tutti quelli che non credono più nei politici, affinché votino per me, si iscrivano presso il loro municipio e propagandino la novità. TUTTI INSIEME PER FOTTERLI IN CULO CON COLUCHE, il solo candidato che non ha motivo di mentire». I sondaggi erano dalla sua, ma prima del voto si ritirò. Morì quarantunenne, 5 anni dopo, il 19 giugno del 1986.
1984, la polizia inglese attacca i minatori in sciopero nella “battaglia di Orgreave”
"In quel lunedì di giugno la percezione che gli inglesi avevano dei governanti, della polizia e del Paese cambiò per sempre. Fu una battaglia, parte di una guerra che sembrava mossa dal governo contro il suo stesso popolo."
9 morti di razzismo a Charleston
«Devo farlo. Voi stuprate le nostre donne e state prendendo il sopravvento nel nostro Paese e dovete sparire», è udendo tali parole che, il 17 giugno del 2015, furono colpiti a morte 6 donne e 3 uomini nell'Emanuel African Methodist Episcopal Church di Charleston, nella Carolina del Sud. Ad ucciderle fu Dylann Roof, un suprematista bianco che sperava di scatenare una guerra razziale e aveva scelto quella chiesa perché rappresentava la più antica comunità religiosa afroamericana ed era stata protagonista della lotta contro la schiavitù, prima, e contro la segregazione e il razzismo, poi.
A Soweto inizia la fine dell’apartheid
La polizia spara sul corteo che manifesta contro la violazione dei propri diritti. Le vittime saranno moltissime, bambini compresi. Il Sudafrica, però, si sta scuotendo.
Odio razziale e linciaggio a Duluth
Per linciarli, quel 15 giugno del 1920, bastò un'accusa infondata, il diffondersi di notizie false e un clima surriscaldato da una guerra tra poveri alimentata da discorsi d'odio, che demonizzavano i neri come ladri, crumiri, criminali nati e maniaci sessuali. Anche se il Minnesota, il più settentrionale degli Stati Uniti, era lo Stato più lontano, fisicamente e moralmente, dal tradizionale razzismo degli Stati del Sud, nessun bianco concesse il beneficio del dubbio a quei tre uomini di vent'anni che protestavano la loro innocenza. Nessun bianco prese in considerazione il fatto che, secondo il suo medico, la giovane Irene Tusken non aveva subito alcuna violenza. Nessun bianco fu toccato dalla supplica di Elias Clayton, Elmer Jackson e Isaac McGhie di non essere assassinati. Nessun bianco fu condannato per il loro omicidio.
1940: La Francia, colpita alle spalle dall’Italia di Mussolini, reagisce bombardando Genova e Savona
Rintocchi e memorie: ogni giorno, alle 18.00, Savona si ferma per ventun rintocchi, che ricordano quanto sacrifici sono stati fatti per arrivare alla pace.
Medgar Evers, una vita contro il razzismo
Aveva combattuto le truppe naziste in Francia, durante la Seconda Guerra Mondiale ed era stato congedato con onore e il grado di sergente, ma nel Mississipi, dov'era nato e cresciuto, non poteva andare nei bagni delle stazioni di servizio, non poteva fare acquisti in certi negozi, non poteva iscriversi a certe scuole e università pubbliche e aveva non pochi problemi ad esercitare il proprio basilare diritto democratico, quello di votare. Non poteva neppure ribellarsi, sia pur pacificamente. Però Medgar Evers si ribellò. Lottò, fu minacciato ma non intimidito. Quindi fu ucciso dal Ku Klux Klan, il 12 giugno del 1963, con una fucilata alla schiena mentre stava entrando in casa.
John Wayne, il divo più amato e odiato di tutti i tempi
John Wayne fu più di un attore, più di una star. Fu una leggenda vivente e continua ad esserlo. Ma fu anche un simbolo del lato oscuro dell'America. Era, infatti, un simbolo di forza, determinazione, coraggio, virilità, integrità e senso del dovere e dell'onore. Ma anche un simbolo di patriottismo esasperato. O, per meglio, dire, di "americanismo" estremo. Un simbolo, quindi, da amare o da odiare. Oppure da amare e odiare contemporaneamente. Come affermò Jean-Luc Godard, cogliendo le ragioni del fascino di Wayne:
«Come posso odiare John Wayne perchè simpatizza per Goldwater e poi amarlo teneramente quando prende improvvisamente tra le braccia Nathalie Wood negli ultimi minuti di Sentieri Selvaggi?».
Ancora oggi, a quarantun'anni dalla sua morte, avvenuta l'11 giugno del 1979, il suo ricordo suscita un misto di rispetto e disapprovazione, affetto e dissenso, gratitudine e rifiuto.
Solo alcune migliaia di morti
«Lei, signor maresciallo, non ha la calma sufficiente per un'esatta valutazione della situazione», disse Mussolini a Badoglio, che gli manifestava le sue perplessità circa la decisione di dichiarare guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. «Le affermo che in settembre tutto sarà finito e che ho bisogno solo di alcune migliaia di morti per sedere alla tavola della pace come co-belligerante».
La sera del 10 giugno 1940, dal balcone di palazzo Venezia, annunciò agli italiani: «La dichiarazione di guerra è stata già consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insediato l'esistenza del popolo italiano».
Scaraventò gli italiani nella Seconda Guerra Mondiale gridando: «La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti: vincere!».
Non ci fu vittoria - non poteva esserci, e che catastrofe immensa avremmo patito, se le temibili armate di Hitler e quelle malmesse di Mussolini avessero vinto -, ma ci furono mezzo milione di militari e civili italiani morti ammazzati.
1937, omicidio dei fratelli Rosselli
Da sempre antifascisti, i due fratelli vengono assassinati dal regime, dopo l'ultima goccia che lo stesso poteva sopportare: Carlo "contribuisce dunque a diffondere le interviste dei soldati italiani sconfitti e catturati, nelle quali coloro che Mussolini spacciava per valorosi volontari si mostrano per quello che sono: contadini poveri, ignoranti di tutto, demotivati, finiti in Spagna per quattro soldi o addirittura con l’inganno. È forse questo attacco all’immagine del regime che spinge Mussolini a commissionare l’omicidio."
Nasce il Telefono Azzurro
I bambini possono finalmente chiedere aiuto in modo diretto: dall'altra parte c'è qualcuno che sa ascoltarli, capire di cosa hanno bisogno e dare risposte.
Gli amici del 6 giugno
Anna Frank, nascosta nel suo nascondiglio ad Amsterdam, appresa via radio la notizia dello sbarco degli alleati il 6 giugno 1944 sulle coste della in Normandia, scrisse nel suo Diario:
«Si starà avvicinando la tanto anelata liberazione [...] Oh, Kitty, la cosa più bella dell'invasione è che ho la sensazione che siano in arrivo degli amici».
Quei 150.000 soldati giunti in Normandia erano tutti unanimemente motivati a ridare agli europei la libertà e la giustizia? Credevano tutti nell’habeas corpus e nella divisione dei poteri? Probabilmente, no, non proprio tutti. Però, furono loro (4.000 dei quali morirono quel giorno e altri 8.00 restarono feriti) a dare un contributo fondamentale per liberare l’Europa dal dominio nazifascista, il più brutale, sanguinario e disumano mai conosciuto.
Robert Kennedy: «Non abbiamo bisogno di odio»
Robert Kennedy non parlava alla pancia ma alla coscienza della gente. «Non abbiamo bisogno di odio, ma di amore e saggezza e compassione», diceva. L'assassinio di suo fratello, John Kennedy, lo aveva trasformato. Aveva sofferto e riflettuto. E aveva imparato ad aprirsi, sviluppando una profonda empatia verso gli altri. Così comprese che l'idealismo non andava sacrificato dal pragmatismo. Ex sostenitore della guerra Vietnam, ne divenne un oppositore determinato e si schierò irrevocabilmente contro il razzismo e la discriminazione: «quelli che vivono con noi sono nostri fratelli che dividono con noi lo stesso breve arco di vita, che cercano come facciamo noi, soltanto la possibilità di vivere la propria vita con uno scopo e in felicità». La sua non era una posa o fasulla retorica politica. La sera in cui fu ucciso, le ultime parole che pronunciò furono: «E gli altri? Come stanno gli altri?».
1913, la suffragetta Emily Davison è ferita mortalmente nell’incidente di Epsom
Kamikaze ante litteram o vittima di un tragico incidente? Sperava di diventare una martire del proprio movimento, o puntava solo a un gesto dimostrativo?
3 giugno 2017, Piazza San Carlo, Torino
Quella sera del 3 giugno 2017 gli spettatori di Piazza San Carlo, furono vittime di una violenza. Negarlo equivarrebbe a negare loro la legittimità della sofferenza provata. Chi visse quell'evento, in pochi minuti perse molte cose importanti, difficili da spiegare e da recuperare e reintegrare. Sarebbe preferibile non privare queste persone del rispetto umano e civile che gli è dovuto, considerandoli vittime di rango inferiore rispetto ad altre. Come sarebbe bene non disconoscere la vittimizzazione sofferta da altre vittime. Perché le "vittime sono tutte uguali e nessuna è più uguale di un'altra".
Repubblica o monarchia?
Domenica 2 e lunedì 3 giugno 1946, gli italiani andarono a votare in un consultazione nazionale. Per la prima volta dopo più di vent'anni potevano votare liberamente. Per la prima volta in Italia potevano votare anche le donne (lo esercitarono questo diritto! 13 milioni di donne e 12 milioni di uomini andarono ai seggi). Per la prima volta veniva affidato agli elettori il diritto-dovere di scegliere, attraverso un referendum, la forma dello Stato e, mediante elezioni, i membri di quell'Assemblea Costituente che avrebbe scritto la futura costituzione. Una costituzione, quindi, per la prima volta scritta dai rappresentanti eletti dal popolo e non concessa dal sovrano “per grazia di Dio”
Quel volto nella folla che rispecchia un’orribile realtà
Larry "Lonesome" Rhodes, un comune volto nella folla, cantante folk girovago e squattrinato, diventa un idolo delle masse, prima, e uno scatenato opinion maker al servizio dei peggiori esponenti politici, poi. E sono proprio l'assenza di scrupoli, la superficialità, l’angosciante incapacità di amare di questo narcisista, egocentrico ed egoista, istrione a portarlo al successo. Uno che sente di esistere soltanto se la massa anonima degli spettatori lo ammira irrazionalmente, a ben vedere, ha tutte le carte in regola per toccare le corde giuste del pubblico: il senso di insicurezza e la frustrazione, il bisogno insoddisfatto di lusinghe e di approvazione, la rabbia e lo scontento. Gli basta, quindi, dire agli spettatori esattamente ciò che vogliono sentirsi dire e persuaderli di essere uno di loro. Ribadendo sistematicamente le proprie origini provinciali, sfrutta il "fisiologico" bisogno di riconoscimento dei suoi concittadini, per sedurli e spingerli a prendere per oro colato qualsiasi balla. Era questo il nocciolo di Un volto nella folla, uscito il 1° giugno 1957, potente e scomodo film di Elia Kazan, inevitabilmente destinato all'insuccesso commerciale, che non ha perso un grammo della sua attualità. Anzi, rivederlo oggi potrebbe significare guardarsi allo specchio. E angosciarsi o arrabbiarsi.
1972, strage di Peteano
"[...] a definire l’attentato di Peteano una strage si confondono un po’ le idee alle persone nel senso addirittura di far credere che l’attentato di Peteano avesse le stesse finalità della strage di Piazza Fontana, della strage di Bologna, della strage dell’Italicus. Esattamente l’opposto."