Jalta, la conferenza sul destino del mondo
Il 4 febbraio 1945 ebbe inizio il secondo incontro tra i capi politici delle potenze alleate. Churchill, Roosevelt e Stalin, infatti, avevano già avuto modo di conoscersi di persona: due anni prima ebbe luogo la Conferenza di Teheran, dove, tra le altre cose, discussero dello Sbarco in Normandia.
La città ucraina, che sorge in Crimea (da qualche anno zona di aspri conflitti con la Russia), fu teatro di una difficile settimana di discussioni e contrattazioni tra i leader più influenti del globo. L’intero pianeta risentì degli effetti di quei sette giorni. Il Palazzo di Livadija, che era stato la residenza estiva dello zar Nicola II, ospitò il Presidente americano, già duramente colpito dalla poliomielite, e lì ebbero luogo gli incontri.
Era ormai chiaro che la guerra volgeva al termine, perciò si discusse principalmente di cosa sarebbe accaduto in seguito. Furono (e sono) in molti ad additare la debolezza di Roosevelt come principale causa della successiva espansione sovietica, nonostante il leader USA tornò in patria presentando l’incontro al Congresso come un grande successo e una grande vittoria della pace. Morì poco più di un paio di mesi dopo, non potendo prendere parte alla conferenza successiva, su cui lui stesso molto aveva puntato: a San Francisco si firmò, infatti, il documento istitutivo delle Nazioni Unite.
Tornando in Crimea, e in generale in Europa, da Jalta uscì trionfante Stalin, poiché riuscì ad allargare i propri confini in Polonia e, più in là, fino a Berlino, dando poi luogo alla costruzione del Muro (di cui abbiamo parlato qui e qui). Certamente, non si può non notare che quei territori erano, di fatto, già sotto il diretto controllo sovietico, poiché era stata propria l’Armata Rossa a liberarli. Forse, bisognerebbe cercare i motivi dei futuri confini sovietici facendo ancora un passo indietro, alle decisioni sui vari fronti di guerra.
Dopo Teheran e Jalta, la “trilogia” di conferenze si concluse a Potsdam, tra luglio e agosto 1945: Berlino, inizialmente scelta come sede dall’elevato valore simbolico, era eccessivamente danneggiata per sostenere un tale incontro. Forse, non solo in senso materiale.
Alessio Gaggero
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