Tesi di Manuela Ciavarella: La mediazione familiare come strumento di accompagnamento per i genitori in fase di separazione

Nella sua tesi per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIV del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2019, dell’Associazione Me.Dia.Re) Manuela Ciavarella analizza l’evolversi e il vissuto delle coppie, riflettendo sugli eventi che accadono e sulle conseguenze che tali eventi hanno su di esse: conseguenze, di cui spesso non sono pienamente consapevoli, come non sempre sono consapevoli «di entrare in dinamiche conflittuali aspre e complesse, in cui inevitabilmente portano dentro tutto il sistema familiare, soprattutto i figli»

Riguardo a questi ultimi, come anticipa Manuela Ciavarella nella sua introduzione «verranno riportate diverse interviste di adolescenti e giovani adulti che hanno vissuto la separazione dei loro genitori; e nei diversi racconti emergerà come questa abbia influito notevolmente sulle loro vite».

Nelle conclusioni Manuela Ciavarella spiega l’utilità di avvalersi della risorsa costituita dalla mediazione familiare:

«Servirsi della mediazione potrebbe essere per le famiglie un valido aiuto non solo per trovare un punto di cooperazione e risanare forme di dialogo perse con l’altro partner, ma potrebbe essere l’opportunità per ascoltarsi e sentirsi legittimati ad esprimere la propria emotività senza censure o divieti, senza vergogna, senza l’obbligo di rimanere solo su piano organizzativo, come tendenzialmente accade in una consulenza legale. É importante per i partner coinvolti nel conflitto poter esprimere liberamente i loro vissuti, sentirsi accolti e meno soli in questo periodo delicato della loro vita. Questo inevitabilmente ha dei risvolti positivi anche nella gestione della genitorialità».

 Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare di Manuela Ciavarella.

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…

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Tesi di Valeria Zanapa: Mediazione familiare, conflitto e violenza. Quando è opportuno mediare

La tesi di Valeria Zanapa per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIV del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2019, dell’Associazione Me.Dia.Re) affronta un tema complesso e scomodo ma doveroso, quello della violenza.

In particolare, in questa tesi non si limita a spiegare come deve comportarsi il mediatore familiare nei casi in cui, invece di trovarsi a gestire un conflitto, abbia a che fare con una situazione di violenza, ma ancor prima propone delle utilissime indicazioni sul come riconoscere tale situazioni e, quindi, su come prevenire il rischio di svolgere una mediazione familiare senza accorgersi della natura violenta della relazione.

Scrive, infatti, Valeria Zanapa che, il mediatore familiare deve astenersi dal «mediare situazioni nelle quali siano presenti abusi o violenze a causa dell’elevato livello di rischio per la vittima». E aggiunge:

«Il rischio di incontrare coppie con situazioni di violenza è più elevato quando è il giudice ad invitare le parti in mediazione. In questi casi il mediatore deve valutare attentamente se sussistono le condizioni di mediabilità, poiché appare prassi comune, da parte dei giudici, scambiare ciò che è ‘violenza’ con ‘conflitto’. Operare questa distinzione tra ‘conflitto’ e ‘violenza’ è dunque imprescindibile poiché il mediatore non deve in alcun modo rendersi complice di chi commette violenze e abusi e si prefigge l’obiettivo di strumentalizzare la mediazione, al fine di continuare ad esercitare potere e controllo sull’ex coniuge/partner».

 Del resto, come spiega in un altro passaggio, poiché il mediatore deve applicare la Convenzione di Istanbul (che, appunto, vieta la mediazione familiare nei casi di violenza), occorre che abbia più di un’idea generica su quali sono le dinamiche di potere e di controllo che possono instaurarsi all’interno di una relazione e, soprattutto, è necessario che sappia individuarle nella concreta realtà.

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare Valeria Zanapa.

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…

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Tesi di Federica Fasano: La mediazione familiare: uno spazio per restituire voce alle emozioni

La tesi di Federica Fasano per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIV del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2019, dell’Associazione Me.Dia.Re) è un viaggio in quella parte del conflitto troppo spesso sottovalutata, trascurata o elusa: la parte emotiva.

Scrive, infatti, Federica Fasano nella sua introduzione:

«Le emozioni nel conflitto sono spesso sottovalutate nonostante giochino un ruolo tutt’altro che secondario: sono determinanti tanto nell’attivare come nel superare i conflitti».

Tralasciare il riconoscimento della condizione emotiva dei protagonisti del conflitto, quindi, si suggerisce in qualche modo nella tesi, significa non soltanto compromettere l’efficacia dell’intervento di mediazione, ma ancor di più permettere alla dinamica conflittuale di progredire e, in tal modo, di aumentare la sua dannosità multidimensionale.

A questo proposito, Federica Fasano puntualizza che non rilevare la valenza determinante dei risvolti emotivi significa non rendersi conto di «come il conflitto comprometta il senso di identità delle persone, arrecando profonda sofferenza, ed inneschi sentimenti di avversione tra i partecipanti del conflitto».  E aggiunge: «all’interno di questa cornice viene meno quella che viene definita intelligenza emotiva, ovvero la possibilità di riconoscere le proprie e le altrui emozioni, provocando il sequestro emozionale» (per un approfondimento sul sequestro emozionale provocato dal conflitto e sulle sue ricadute sull’intelligenza emotiva si rinvia a Il “sequestro emozionale” del conflitto e l’ “intelligenza emotiva” della mediazione).

In conclusione si deve precisare che le riflessioni di Federica Fasano sono tutt’altro che astratte. Non a caso scrive nell’introduzione che il suo comprendere che la mediazione non è semplicemente «uno strumento per giungere ad un accordo e riportare pace tra gli attori di conflitto», è derivato dall’esperienza pratica della formazione in aula (la cui metodologia è fortemente interattiva) e del tirocinio:

«Ho potuto, infatti, fare esperienza e conoscere tutte quelle emozioni che attraversano, scaturiscono e sono scaturite dal conflitto e comprendere come la pratica di mediazione sia una possibilità importante per permettere alle persone di dare voce alle proprie emozioni».

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare Federica Fasano.

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…

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Tesi di Stefania Guido: Complessità dell’ascolto, ascolto della complessità in mediazione familiare

La tesi di Stefania Guido, coordinatrice del Centro di Mediazione Penale della Città di Torino, per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIV del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2019, dell’Associazione Me.Dia.Re.) è un percorso di profonda riflessione – sul «conflitto, come condizione costituente l’essere umano»; sulla «complessa dimensione dell’amore nell’ambito della relazione di coppia», sui principali modelli di mediazione familiare e sull’ascolto, «quale dimensione privilegiata degli incontri di mediazione» – in cui vengono sapientemente connessi a spunti di notevole interesse forniti da pensieri sviluppati dalle «esperienze formative, di orientamento analitico», da lei precedentemente svolte.

Infatti, come osserva nelle conclusioni,

«sebbene non sia compito del mediatore risolvere i conflitti intrapsichici delle persone, tuttavia mi pare importante evidenziare che, per il mediatore, il non aver timore di trattare l’argomento “conflitto” e le sue differenti riverberazioni proceda dalla soggettiva elaborazione sulla questione». Inoltre, osserva, i contributi teorici che ha proposto sul tema del «riconoscimento possono offrire interessanti spunti di riflessione in merito alla possibilità di aperture verso la dimensione simbolica, dimensione che, essendo eminentemente collegata al pensiero e alla parola, può favorire un’uscita da spirali di azione e reazione». Analoga attenzione viene da lei riservato al «tema dell’amore», visto che «il conflitto di coppia riverbera improrogabili domande affettive, frequentemente di natura non razionale».

Ma se questi temi sono maggiormente correlati all’esperienza e ai vissuti dei protagonisti del conflitto, Stefania Guido non esclude dalla sua analisi anche la posizione delicata del mediatore, soffermandosi sulla complessità dell’ascolto che include una molteplicità di rischi, inclusi quelli connessi alla possibilità che

«un atteggiamento non giudicante, indispensabile a svolgere un processo di mediazione, può incorrere», scivoli inavvertitamente verso una sorta di «collusione». Il che presenta risvolti drammaticamente problematici «nelle situazioni liminali – dove cioè il conflitto vira verso forme di violenza», proponendosi il rischio che «questa stessa posizione non giudicante da parte del mediatore possa essere “ascoltata” e “fraintesa” da coloro che esercitano forme di violenza, soprattutto nei casi di violenza psicologica, come un “dare ragione a loro”».

 Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare Stefania Guido.

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…

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Tesi di Lucia Santamaria: “Ben ti sta!” Sofferenza, pena e colpa tra mediazione familiare e mediazione penale

La tesi di Lucia Santamaria per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIV del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2019, dell’Associazione Me.Dia.Re) è un avvicinamento a quelle emozioni, «sconvenienti», che costituiscono una componente importante dei conflitti e che difficilmente «trovano spazio e legittimità di riconoscimento», generando piuttosto spesso «la messa in discussione della dimensione morale di chi le prova». E tale esplorazione si svolge nel duplice campo della mediazione familiare e della mediazione penale.

Lucia Santamaria scrive, infatti, nell’introduzione:

«La rivendicazione, la sofferenza potenzialmente infliggibile all’altro, assume il valore di un finto sollievo o risarcimento, o di un’azione giusta mirata a riportare nella rottura di una relazione il senso di parità di potere l’uno verso l’altro. Nella dimensione familiare questo può attuarsi nell’escalation di un conflitto altamente costoso per entrambi i configgenti in termini di risorse materiali (tempo, energie e denaro) ed emotivo-affettive e nella devianza rappresentativa del ricorso al diritto familiare come battaglia giuridica che si prolunga nel tempo. Nella dimensione vittima di reato-reo, spesso si concretizza nella devianza rappresentativa del diritto penale visto come vendetta, nella richiesta non solo della certezza della pena, ma di una pena aspra, nella narrazione mediatica distorta e stereotipata che si fa richiesta che il sistema istituzionale presti la voce all’urlo della domanda di giustizia che spesso appare sotto la forma di una richiesta di vendetta. Proprio per questo la risposta giuridica della separazione/divorzio o della commissione di una pena commisurata al reato appare insufficiente perché per sua natura non si fa carico della radice di sofferenza del conflitto e di come questa si declina nei vissuti emotivi dei configgenti e nelle motivazioni che animano il conflitto».

 Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare Lucia Santamaria.

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Tesi di Lucy Battù: L’ascolto del desiderio nella mediazione familiare

La tesi di Lucy Battù per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIV del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2019, dell’Associazione Me.Dia.Re) è un viaggio nelle profondità degli elementi messi in gioco dal conflitto e che questi mette in gioco, ma è anche un’esplorazione delle ragioni per le quali e dei modi con cui è opportuno che essi siano accolti e riconosciuti dal mediatore. Il ché, naturalmente, rinvia direttamente alla sua attività di ascolto. E qui la tesi di Lucy Battù – che nelle pagine precedenti si è già soffermata sui caratteri fondamentali della mediazione familiare e di quella penale – spicca il volo. Infatti, dopo aver descritto il valore e la funzione dell’ascolto nell’Induismo, nell’Ebraismo nel Cristianesimo, e nel Buddhismo, approda a Michel Lobrot al suo approccio denominato “Non-Direttività Interveniente” (N.D.I.), che la porta a soffermarsi sulla centralità dell’ascolto dei desideri nell’attività di mediazione (familiare, penale, ecc.). Un ascolto che il mediatore deve svolgere rispetto ai desideri delle parti e anche rispetto ai propri desideri relativi al loro conflitto, poiché solo se è consapevole di questi ultimi può evitare di esserne condizionato e di sovrapporli ai loro.

Infatti, come ricorda Lucy, recuperando le riflessioni di George Pavlich:

«il mediatore, è colui che accoglie sia la parola che vela sia quella che svela e sa situarsi all’interno dell’ambiguità del linguaggio con lo stesso coraggio con il quale accetta di lavorare con le parti nel disordine, nel caos, nel non senso del conflitto che vivono ed esprimono». Quindi, «se i confliggenti non riescono a “riconoscersi” tra di loro, il mediatore, dovrà “riconoscere” a ciascuno le proprie emozioni, non i fatti».

D’altra parte, scrive nella premessa Lucy Battù, più in generale:

 «Le vocazioni si ascoltano quando, dentro di noi, avviene una “chiamata”. Cosi vale anche per le nostre scelte di vita: personali oppure lavorative. Alla base di queste c’è sempre una motivazione intrinseca legata a chissà quale esperienza che ci conduce a percorrere una determinata strada.».

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare Lucy Battù.

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…

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Tesi di Samanta Antonelli: Il dialogo delle voci nella mediazione familiare.

La tesi di Samanta Antonelli per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIV del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2019, dell’Associazione Me.Dia.Re) è notevole per due aspetti tra di loro strettamente intrecciati: quello fortemente introspettivo e un approfondimento sui temi delle voci interiori, dei sé primari, del processo di rinnegamento di alcuni aspetti della nostra personalità  e della tecnica del dialogo delle voci.

L’aspetto marcatamente introspettivo emerge fin dall’introduzione, all’interno della quale Samanta Antonelli spiega quale risorsa sia l’esperienza maturata come paziente di un lungo percorso di psicoterapia individuale, ai fini dell’ascolto delle proprie parti interne: «(…) ho iniziato ad incontrare la complessità e la varietà delle emozioni che mi animavano notando, in molte occasioni, che dentro di me vivevo veri e propri conflitti tra diverse istanze o voci. (…) Mentre scrivo mi rendo conto di quanto già solo queste prime esperienze fossero vicine a ciò di cui, di lì a poco, avrei iniziato a sentir parlare spesso al corso di mediazione familiare (…) ho sperimentato l’ascolto attraverso il riconoscimento delle diverse parti di me e l’apertura di un dialogo tra le voci».

L’ascolto, l’ascolto da parte dell’altro che diventa ascolto di sé e di parti di sé, è l’aspetto centrale del discorso di Samanta Antonelli sulla mediazione familiare, che, infatti, anche evidenziando l’esperienza svolta durante il tirocinio di mediazione, riflette

«su come possiamo incontrare questi aspetti della personalità nella stanza della mediazione e sui tratti in comune tra il facilitatore del dialogo delle voci e il mediatore».

E, riguardo al lavoro di quest’ultimo, ricorda anche come possa frequentemente accadere di imbattersi, relazionandosi con i confliggenti, in «uno degli aspetti della personalità che più di frequente viene rinnegato nel nostro sistema culturale», vale a dire «il bambino vulnerabile»: quella parte di noi che racchiude, insieme alla sensibilità, le paure, soprattutto quella di essere mortificato, rifiutato e abbandonato, ma che è anche una risorsa preziosa per ciascuno di noi, «perché ci permette di sentire pienamente gli altri e di entrare in una relazione intima con loro, di amare e di vivere in profondità». Questa «profonda capacità di sintonizzazione con gli altri», naturalmente, è una risorsa importante anche sul fronte della mediazione:

«credo vada da sé considerare l’importanza del collegamento del mediatore stesso con il suo bambino interiore, perché questi sia in grado di ascoltare nel modo più aperto possibile i mediandi. La sintonizzazione emotiva e la sensibilità che appartengono a questo aspetto, infatti, mi sembrano fondamentali per sentire le emozioni di chi abbiamo di fronte e rimandarle attraverso i sentiti; così come per riconoscere gli aspetti di vulnerabilità che molto facilmente l’altro giudica “impresentabili”».

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare Samanta Antonelli.

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…

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Tesi di Francesca Guido: La stanza della mediazione familiare. Dal setting alla trasformazione del conflitto

La tesi dell’avv. Francesca Guido per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XI del Corso in Mediazione Familiare e di Mediazione Penale, Lavorativa e Sanitaria, Novembre 2017, dell’Associazione Me.Dia.Re) è un vero e proprio viaggio esplorativo nella “stanza della mediazione familiare”. Francesca Guido, infatti, descrive e analizza dapprima «il lato meramente fisico e spaziale», soffermandosi su  «la gestione degli spazi e gli arredi», per passare poi all’atteggiamento del mediatore, richiamando le teorie sulla prossemica e ricordando come sia importante che il mediatore sia consapevole dell’importanza del linguaggio del corpo, del proprio corpo, e arriva quindi «a temi più profondi e complessi come la fiducia, l’equiprossimità, la fase più viva e delicata dell’ascolto e di ciò che emotivamente comporta anche per il mediatore». In chiusura Francesca Guido non trascura di analizzare il setting mediativo anche sotto il profilo delle opzioni della «co-mediazione» e della «mediazione condotta da un singolo mediatore».

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare di Francesca Guido, che abbiamo anche intervistato per la rubrica Interviste ad ex-corsisti di Me.Dia.Re. (la sua video-intervista si può vedere cliccando qui)

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…

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Tesi di Mariagrazia Bertini: La Mediazione familiare: ruolo dell’avvocato e ruolo del mediatore

La tesi di Mariagrazia Bertini per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIII del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2018, dell’Associazione Me.Dia.Re) oltre a distinguere tra il ruolo di mediatore familiare e quello dell’avvocato, auspica anche una sinergia, una collaborazione tra le due figure professionali.

Infatti: da una parte, non soltanto l’avvocato ha il dovere di informare i propri assistiti circa l’esistenza e la funzione della mediazione familiare, ai sensi dell’art. 27 comma 3 del Codice Deontologico Forense – dovere che, per essere effettivamente adempiuto, implica che l’avvocato sia adeguatamente informato e formato -, ma può anche «“suggerire” al giudice di demandare la coppia in mediazione, presentando ad esempio idonea richiesta, sempre ovviamente che ciò corrisponda alla volontà del suo cliente»; dall’altra, «la mediazione familiare può essere una grande opportunità per gli avvocati».

A questo proposito, scrive Mariagrazia Bertini, che oltre ad essere mediatore familiare è anche avvocato:

«Invero, l’avvocato non è soltanto colui che rappresenta ed assiste la parte nel processo, non agisce solo all’interno della giurisdizione, ma è, innanzitutto, un ‘consulente’ ovvero un professionista a cui ci si può rivolgere per ottenere consigli su quale può essere la strada migliore per la risoluzione del proprio caso o del proprio conflitto. In tale contesto, ritengo che rientri nella ‘funzione sociale’ dell’avvocato anche il prendere atto che, nell’interesse del cliente, sia necessario o quanto meno opportuno coinvolgere anche altre figure professionali, come il mediatore, nell’ottica di gestire nel miglior modo possibile il conflitto. Ciò, peraltro, vale anche per il mediatore che laddove comprenda l’esigenza e/o l’opportunità di coinvolgere altre figure professionali, come il legale o lo psicologo, potrà farlo presente alle parti e aiutarle a decidere come procedere. Dunque l’avvocato può avere anche un ruolo ‘interno’ allo stesso procedimento di mediazione laddove i mediandi e il mediatore convengano che possa essere utile/necessario consultare i legali ad esempio per chiarire e definire questioni di natura giuridica (…). Oltre ai ruoli sopra indicati, l’avvocato potrà inoltre essere chiamato a formalizzare l’eventuale accordo raggiunto dalle parti e a depositarlo in Tribunale (…). Anche nell’ipotesi in cui le parti avessero deciso di non formalizzare l’accordo raggiunto o di non proseguire con il contenzioso perché, magari, la mediazione familiare ha portato a quella ‘trasformazione’ del conflitto di cui si diceva prima, l’avvocato avrà svolto un ruolo fondamentale contribuendo con la consulenza informativa iniziale o con il suo successivo intervento ad aiutare le parti a trovare la strada adatta alla risoluzione del loro conflitto, il che ritengo gli verrebbe riconosciuto dal cliente in termini di fiducia. ».

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare di Mariagrazia Bertini.

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…

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Tesi di Irma Pinocchio: Mediazione familiare: la prigione emotiva nella danza del conflitto

La tesi di Irma Pinocchio per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIII del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2018, dell’Associazione Me.Dia.Re) analizza la serie Kidding  per esplorare

«le dinamiche del conflitto e le implicazioni che esse hanno sulle funzioni genitorialie sul benessere dei figli. (…) Quando si vive un conflitto si è rinchiusi in una prigione emotiva, si soffre e non si riesce a trovare una via d’uscita. Per riprendere le parole del protagonista della serie televisiva analizzata: “Ho sempre saputo come arrivare in fondo alle cascate, entro nel barile, percorro la cascata e si apre il paracadute. Quello che non ho mai capito è come faccio a tornare su”. Ed è questo quello che succede quando una persona vive un conflitto, non sa come tornare su, non sa come riemergere, come uscirne e lotta per affermare e difendere la propria integrità e la propria percezione della realtà, a fronte di un comportamento dell’altro che ferisce la stima di sé, generando un sentimento di offesa, umiliazione e abbandono che ha una ricaduta a cascata non solo su se stessi ma anche sui soggetti che ruotano attorno alla persona. La mediazione familiare nell’ottica dell’approccio di Me.Dia.Re. diventa un potenziale strumento di integrazione e prevenzione nel ciclo di vita delle famiglie…».

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare di Valeria Miele.

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