Le due fosse del conflitto
Se vuoi vendicarti di qualcuno scava due fosse, dice un proverbio. E può valere anche per i conflitti interpersonali in cui le persone non si sentono mosse da sentimenti di vendetta. Però, ricordare alle parti che si scavano la fossa da soli, cioè fargli presente quanto ci stanno rimettendo, con il loro portare avanti all’infinito il contrasto, non sempre risulta efficacia. La mediazione, a ben vedere, non è un mero appello alle istanze auto-conservative dei protagonisti del conflitto. È qualcosa di più e di diverso, che deve tenere conto anche della disponibilità degli attori del conflitto a continuare a sopportare insopportabili sacrifici.
Tipologie di conflitto e senso di riconoscimento
Prendendo spunto da ha Habermas e da Honneth si svolgono delle considerazioni sui tipi di conflitto, nonché sul riconoscimento e sulla comunicazione quali fattori in grado di provocarli o di prevenirli e gestirli. Il che conduce anche al tema della mediazione dei conflitti
Società e comunicazione
Viviamo una società ad alto rischio conflittuale. E quando la comunicazione, la capacità di relazionarsi a 360°, si deteriora, si interrompe, il rischio dell’isolamento, del possibile conflitto sociale, è più frequente di quanto si creda. Prendendo spunto da un film del 1975, Prigioniero della Seconda Strada, si affronta il tema del rapporto tra società, comunicazione e conflitto.
La mediazione come attraversamento del conflitto
La mediazione familiare e il legame sociale
La mediazione familiare può essere un importante strumento di recupero, rinnovamento o rinforzo del legame sociale. E lo ha ampiamente dimostrato negli ultimi trent'anni. Rischia, però, di perdere tale efficacia, anzi di generare un effetto opposto, se diventa un percorso che si è costretti a seguire. La previsione della sua obbligatorietà, infatti, può dare luogo ad un conflitto tra lo Stato, che impone la mediazione per costringere i genitori in lite a risolvere il loro conflitto, accordandosi, e costoro, che possono non gradire tale costrizione. Infatti, è improbabile che si possa sentire la vicinanza e la solidarietà di uno Stato che, implicitamente ma sostanzialmente, dichiara guerra al nostro conflitto e al nostro essere in conflitto.
La mediazione familiare e le ochette
«Mia moglie è una persona veramente immatura. L’altro giorno, per esempio, mentre mi facevo il bagno, è entrata e, senza motivo, mi ha affondato tutte le ochette! (W.Allen)»
Quante volte, in un conflitto interpersonale, non ci accorgiamo che l’altro è immaturo grosso modo quanto lo siamo noi e che la sua condotta irrazionale è speculare alla nostra?
Tra i compiti del mediatore familiare, però, non rientrano di sicuro il far sentir gli attori del conflitto giudicati come immaturi, né il dare a loro l’impressione di sottovalutarne e sminuire i vissuti. Gli tocca, invece, ricordare che anche le "ochette" possono non essere solo delle "ochette".
Il prezzo del conflitto: il mediatore familiare e “l’ostinazione” delle parti
«Faremmo bene (…) a non trattar subito gli altri da ostinati e perversi solo per il fatto che non rinunciano alle loro opinioni per accettare le nostre, o almeno quelle che vorremmo imporre loro, quando è più che probabile che noi ci comportiamo non meno ostinatamente nel non accettare alcune delle loro»