Fair Play Goodbye

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Ha scritto, anni fa, Johan Huizinga:

«È un ideale umano di ogni epoca quello di combattere con onore per una causa che sia buona. Questo ideale sin dall’inizio è violato nella sua cruda realtà. La volontà di vincere è sempre più forte dell’autodominio imposto dal senso d’onore. Per quanto la civiltà umana ponga dei limiti alla violenza a cui si sentono portati i gruppi, tuttavia la necessità di vincere domina a tal punto i combattenti che la malizia umana ottiene sempre libero gioco e si permette tutto ciò che può inventare l’intelletto».

Ebbene, queste amare osservazioni relative alle condotte conflittuali di popoli o di gruppi ampi di persone, in realtà, possono essere estese con notevole frequenza anche ai conflitti inter-individuali o, comunque, tra gruppi più ristretti di persone. Anche in questi, infatti, le logiche del conflitto e le dinamiche della sua escalation si rivelano spesso dotate di una forza irresistibile, che sottrae ai protagonisti una parte consistente della loro capacità di governare la relazione e, ancor prima, di avere il controllo sui loro pensieri, sulle loro emozioni e sui loro comportamenti.

Di questi aspetti il mediatore dovrebbe essere estremamente consapevole, se vuole evitare di assumere un atteggiamento giudicante. E per riuscirci, tutto sommato, potrebbe bastargli ripensare alle proprie esperienze conflittuali e all’abilità con cui la propria mente gli ha procurato pronte autogiustificazioni nei momenti in cui, preso dalla lotta e irrigidito nella contrapposizione, ha agito infischiandosene del fair play.

 

L’esperienza di Ascolto e Mediazione al tempo del Covid

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Proponiamo una sorta di bilancio emotivo di circa 15 mesi di attività gratuita di Ascolto e Mediazione al tempo del Covid. Quali sentimenti, emozioni, dinamiche relazionali, conflitti interni ed esterni sono approdati nei nostri servizi gratuiti? Quanto ancora pesano i fardelli trascinati in questi mesi, quanto affliggono ancora le perdite sofferte e quanto angosciano tuttora le difficoltà del futuro?

Intervista a Mariagrazia Bertini

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L'avv. Mariagrazia Bertini, che è anche mediatrice familiare, affronta il tema della mediazione familiare con un approccio che coniuga i punti di vista e le competenze accumulate in entrambe le professioni, ponendosi così in linea con lo spirito che sottende il convegno del 19 maggio 2021, "La mediazione familiare: una risorsa di gestione dei conflitti", organizzato da Aiga Ivrea, Aiaf sezione di Ivrea e Associazione Me.Dia.Re.

Intervista alle avv. Patricia Proshwitz Cester, Franca Sapone e Silvia di Nunno

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Abbiamo intervistato l'. (Referente AIAF sez. di Ivrea), l'. (socia dell'AIAF sez. di Ivrea) e dall'. (Segretaria AIGA sez. Ivrea) in relazione al convegno del 19 maggio 2021, "La mediazione familiare: una risorsa di gestione dei conflitti", organizzato da Aiga Ivrea, Aiaf sezione di Ivrea e Associazione Me.Dia.Re.

La tensione tra pensiero scientifico e pensiero anti-scientifico nella terza intervista a Maurizio D’Alessandro

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Alla domanda sul cosa pensare della tensione tra pensiero scientifico e pensiero antiscientifico divenuta così importante e perfino ingombrante, Maurizio D'Alessandro risponde che per sviluppare tale tema è necessario partire da due autori Cartesio e Galileo: poiché il dibattito sul metodo dell’inizio del ‘600 ritorna attuale in questo momento storico in cui l'umanità riversa tutte le proprie speranze sulla scienza e sul suo sapere. Da ciò, inevitabilmente deriva un secondo quesito che riguarda il modo in cui quel dibattito si svolge in termini di linguaggio. A questo proposito egli osserva che nel linguaggio politico si sviluppa una tensione maggiore di quelle che caratterizza la discussione sul piano scientifico poiché vengono a mancare oggetti “consistenti” e quantificabili.

Il rapporto tra il linguaggio e la verità nella seconda intervista a Maurizio D’Alessandro

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Qual è il rapporto tra verità e linguaggio in un momento storico in cui il rischio è quello di una comunicazione orientata alla manipolazione?

Su questi temi si sofferma Maurizio D'Alessandromediatore familiare e penalesupervisore professionale A.I.Me.F., e autore, in ambito filosofico, di Ermeneutica, saggezza e filosofia pratica, Nuova TRauben, 2020

Intervista a Maurizio D’Alessandro: la filosofia di fronte all’avversione al pensiero scientifico

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In quest'intervista, Maurizio D'Alessandro, che non è solo un mediatore e un formatore con quindici anni di esperienza, ma anche dottore di ricerca in filosofia (e autore di diversi testi di filosofia, tra i quali, Ermeneutica, saggezza e filosofia pratica, Nuova Trauben, 2020),  conducendoci per mano attraverso i concetti di phronesis (saggezza), ethos (cioè, usi, abitudini, da cui l'etica) e prassi, stimola delle riflessioni utili anche rispetto al sempre più intenso conflitto tra pensiero scientifico e pensiero antiscientifico.

Il “sequestro emozionale” del conflitto e l’ “intelligenza emotiva” della mediazione

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Il conflitto ha una sorprendente capacità di inibire le nostre capacità di sentire e riconoscere le nostre e altrui emozioni e ci fa pensare, volere e agire sotto il condizionamento della propria forza pervasiva. In altri termini, il conflitto ha uno spaventoso potere di porre in essere un "sequestro emozionale" in danno dei suoi protagonisti. La mediazione, da questo punto di vista, può essere vista come l'azione di liberazione delle capacità sequestrate dal conflitto, quelle capacità che costituiscono la nostra "intelligenza emotiva". Infatti, attraverso l'ascolto empatico svolto dal mediatore, la mediazione restituisce agli attori del conflitto la consapevolezza dei loro sentimenti e delle loro emozioni, il che costituisce il presupposto indispensabile per il recupero della capacità empatica e di quella di pensare, sentire e agire liberati dai condizionamenti della dinamica conflittuale.   

L’empatia non è una passeggiata

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L'empatia del mediatore, che non può essere solo una disposizione d'animo, dovendo essere comunicata ai protagonisti del conflitto con cui si relaziona, e che è strettamente legata alla neutralità e alla sospensione del giudizio, può essere difficile da declinare in alcune circostanze. Ad esempio, davanti a confliggenti indisponibili a dare segni di de-escalation dell'ostilità e del risentimento.

La mediazione familiare è laica

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Nel promuovere la mediazione familiare si rischia di sottovalutare un aspetto, spesso condizionante e alquanto scomodo (e, forse, per questo sottovalutato o schivato): c’è una tensione di fondo, in moltissime situazioni, tra l’offerta della mediazione familiare e il conflitto che quella si propone di gestire.

Questa tensione, però, potrebbe attenuarsi, forse, se si rinforzasse il messaggio che la mediazione familiare è a-valutativa e, quindi, laica: è anch’essa in qualche modo figlia di Emmanuel Kant, nel senso che anche per il mediatore familiare gli esseri umani con cui professionalmente interagisce sono un fine e non possono essere mai trattati come un mezzo. Neppure per raggiungere un fine che è costituito da altri esseri umani, cioè i figli dei confliggenti (vale a dire, il loro benessere, inteso come salvaguardia dagli effetti dannosi del conflitto nella coppia genitoriale).