Stand by me | Buone pratiche d’inclusione
Intervista a Vanessa Marotta
Il linguaggio universale dell’arte pone al centro l’essere umano ed è un dispositivo potente per lo sviluppo reale della persona e per il suo riconoscimento sociale.
Parlando d’inclusione, qual è la prima immagine che ti viene in mente?
Questa foto – intitolata “L’arte è esistenza” e scattata presso il Presidio dei braccianti agricoli di Saluzzo (promosso da Caritas Italiana) in occasione di una serata di Arte Migrante svoltasi al campo – che pone al centro una persona di origine africana. In quel momento non un bracciante agricolo, non un lavoratore stagionale, non un migrante economico o forzato, ma una persona in carne e ossa che dentro quel “cerchio” ha vissuto l’opportunità di essere ascoltato, applaudito, premiato di attenzione per le parole della propria canzone. La foto di cui sopra rappresenta l’essenza di Arte Migrante, ovvero l’opportunità, dentro quel cerchio, e poi oltre di esso, di ESISTERE.
E poi il proverbio malawi che contraddistingue il metodo Arte Migrante: l’uomo si realizza se è capace di sedersi a terra a livello dell’altro e parlare con lui finché non gli diventa amico.
Puoi raccontarci in breve qual è il tuo ambito d’impegno sul tema della migrazione?
Come Associazione LVIA ci occupiamo di diffondere e sostenere il dialogo interculturale. Consideriamo la migrazione un fenomeno trasversale all’interno della società plurale, approcciandoci ai migranti non come categoria sulla quale intervenire, ma attivando dei processi di sviluppo di comunità e di inclusione sociale al fine di promuovere una cultura diffusa per il rispetto reciproco fondata sui valori dell’accoglienza e della solidarietà. A tal fine utilizziamo metodologie e buone pratiche già in essere:
Quale può essere il contributo dell’arte, della musica, della letteratura all’inclusione dei migranti?
Oltre lo status sociale, oltre la condizione socioeconomica, il linguaggio universale dell’arte pone al centro l’essere umano, lo fa esprimere, lo rende soggetto reale, gli consente di essere ascoltato ed è un dispositivo potente per lo sviluppo reale della persona e per il suo riconoscimento sociale.
Metaforicamente le serate Arte Migrante sono una grande “piazza” dove incontri l’altro con l’esplicita volontà di conoscerlo, di guardalo in faccia, di capire chi si è. Soprattutto per chi viene da un’altra città, per un migrante appena arrivato, per un senza fissa dimora è possibile entrare in relazione con altre persone e avere così opportunità di scambio e conoscenza reciproca. Ad Arte Migrante si fa amicizia, ci si innamora, si trova casa, si trova lavoro, si impara l’italiano, si impara il wolof, semplicemente si esiste.
VANESSA MAROTTA
Vanessa Marotta è laureata in Cooperazione Internazionale e lavora presso l’Organizzazione Non Governativa LVIA, occupandosi di educazione alla cittadinanza mondiale, protagonismo giovanile, cittadinanza attiva e dialogo interculturale.