Nel promuovere la mediazione familiare si rischia di sottovalutare un aspetto, spesso condizionante e alquanto scomodo (e, forse, per questo sottovalutato o schivato): c’è una tensione di fondo, in moltissime situazioni, tra l’offerta della mediazione familiare e il conflitto che quella si propone di gestire.
Questa tensione, però, potrebbe attenuarsi, forse, se si rinforzasse il messaggio che la mediazione familiare è a-valutativa e, quindi, laica: è anch’essa in qualche modo figlia di Emmanuel Kant, nel senso che anche per il mediatore familiare gli esseri umani con cui professionalmente interagisce sono un fine e non possono essere mai trattati come un mezzo. Neppure per raggiungere un fine che è costituito da altri esseri umani, cioè i figli dei confliggenti (vale a dire, il loro benessere, inteso come salvaguardia dagli effetti dannosi del conflitto nella coppia genitoriale).