Pubblicati da Alberto Quattrocolo

La mediazione familiare e la violenza

Mentre prosegue e si estende il dibattito sul DL Pillon, che, fra gli altri aspetti controversi, contempla anche il tema della mediazione familiare, configurandola come obbligatoria, proponiamo qualche accenno di riflessione sulla assai problematica questione di tale strumento di gestione del conflitto nei casi di violenza. Infatti, la Convenzione di Istanbul che l’Italia ha recepito nel proprio ordinamento, doverosamente vieta l’intervento di mediazione familiare nei casi di violenza. Sta, dunque, ai mediatori familiari preoccuparsi di ciò, non solo per non violare quel divieto, ma ancor prima per evitare di farsi involontariamente complici della violenza in corso.

25 ottobre 1911: gli italiani iniziano a deportare i libici in Italia

Il 25 ottobre 1911 Giolitti ordinava che i libici che si opponevano all’invasione italiana – quelli non ancora uccisi a fucilate o sulla forca -, fossero deportati alle Tremiti. Da quel momento e per molti anni l’Italia “importò” migliaia di libici, prelevati a caso, di tutte le età, nelle proprie colonie penitenziarie delle Tremiti, di Ustica, di Gaeta, di Ponza e di Favignana. Tanti morirono già in mare, nella traversata. La fame, la sete, le malattie, i maltrattamenti e il freddo patiti durante la detenzione uccisero almeno un terzo dei deportati. L’occupazione italiana della Libia durò altri 20 anni, caratterizzandosi per una crudeltà e una ferocia a dir poco vergognose. Come scrisse un ufficiale italiano: «Donde venga ai nostri ufficiali tanta cieca ferocia, tanta sete di sangue, tanta raffinatezza di crudeltà, io non so comprendere. […] Noi vendichiamo sugli arabi gli errori nostri, le nostre ritirate, le sconfitte subite ovunque, non per la loro abilità, ma per la nostra inettitudine. Anzi, non potendo vendicarci sui nemici che ottennero, con così scarsi mezzi, risultati tanto vistosi, sfoghiamo l’umiliazione sui deboli, sugli inermi».