La prima cerimonia dei Premi Nobel si svolge il 10 dicembre 1901
La storia dei premi più famosi, che ebbero origine anche da un desiderio di riabilitazione del proprio nome. Decisamente un successo.
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Ma siamo orgogliosi di dire che Alberto Quattrocolo ha già contribuito con 391 voci.
La storia dei premi più famosi, che ebbero origine anche da un desiderio di riabilitazione del proprio nome. Decisamente un successo.
Perché un governo, intenzionato a trasformare uno stato laico e liberale in uno Stato etico, religioso e sociale, dovrebbe comunicare che sta per togliergli il diritto di eleggere i propri rappresentanti? Perché mai dovrebbe correre il pericolo di una qualche resistenza da parte di chi potrebbe accorgersi che, sopprimendo democrazia rappresentativa, il Potere si riprende tutto quello che l’individuo ha ottenuto, soffrendo e affrontando lotte e repressioni, rivoluzioni e restaurazioni, riforme e controriforme, progressi e regressi…?
«Chi non riesce a pensare, alla fine, spara»: potrebbe essere questo il sottotitolo della controversa, pluripremiata e famosissima, opera seconda di Micheal Cimino, Il cacciatore (The Deer Hunter), che uscì nelle sale italiane l’8 dicembre del 1978. Tutti i personaggi del film, infatti, sembrano avere dei problemi nel rapportarsi con le loro emozioni e con i loro sentimenti. Questa difficoltà di stare in contatto con il loro mondo interiore, di pensare a ciò che provano, li porta a mettere direttamente in atto, senza il filtro della ragione, i sentimenti ele emozioni, cioè, appunto ad agirli. E, poiché ciò genera esiti distruttivi e autodistruttivi, neppure col senno di poi consapevolizzati, viene da chiedersi se non fosse questo il modo con cui Cimino intendeva “denunciare” a modo suo la guerra del Vietnam. Una guerra vista, quindi, non soltanto come conseguenza di una politica sbagliata e omicida, ma come concretizzazione di una scarsa propensione di un intero popolo all’ascolto di sé, come sanguinoso esito di una profonda difficoltà nazionale nel portare le emozioni a livello del pensiero. L’adesione entusiastica o rassegnata al conflitto vietnamita, pertanto, non sarebbe che il risultato di una tendenza diffusa nei cittadini americani a tradurre sentimenti e pulsioni in irriflessive azioni.
Ma, forse, anche questa chiave di lettura è un agito, l’esplicitazione inconsapevole di un’acritica ammirazione per il regista da parte dell’autore del post.
Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre di 50 anni fa si consumò un singolare tentativo di colpo di Stato: il Golpe Borghese venne interrotto dallo stesso Junio Valerio Borghese, ma, forse, funzionò, secondo o al di là dell’intenzione del suo autore, proprio per il suo carattere di tentativo non finalizzato a riuscire come diretta e violenta presa del potere, ma come azione di condizionamento politico.
Il capo del pool antimafia, che portò alle condanne di centinaia di criminali, aveva visto morire Falcone e Borsellino. Dopo la morte di quest’ultimo, arrivò a mormorare che era finito tutto. Però, il dolore non lo indusse a interrompere il suo impegno nella lotta alla mafia. Come scrisse Camilleri, Antonino Caponnetto “continuò a combattere sino alla fine, non più nelle aule giudiziarie, ma nelle aule scolastiche, o dovunque fosse possibile, per spiegare cosa era la mafia, quale tremendo danno arrecava al tessuto vitale non solo della Sicilia, ma dell’intero nostro Paese”.
Ne fanno le spese sette uomini, sette operai, padri, mariti, figli. Il processo si conclude con dure condanne, ma le pene non vengono scontate dai maggiori responsabili.
Un maestro che sfida anche il Ministero dell’Istruzione pur di valutare i propri allievi come ritiene giusto: “Fa quel che può, quel che non può non fa”.
La violenza verbale e fisica, compiuta e giustificata in nome della difesa dell’ordine e della legalità, può portare chi ne fa uso ad ottenere i pieni poteri? Sì, può. Anzi, è successo in poco più di un mese, tra il 31 ottobre e il 3 dicembre. E i pieni poteri, una volta concessi, difficilmente vengono restituiti, così come è improbabile che la violenza rientri, se, da sovversiva e anti-sistema che era, riesce a diventare strumento, metodo e principio fondante del nuovo sistema. A rendersene conto, troppo tardi, sono stati anche alcuni tra coloro che avevano creduto nella possibilità di sfruttare e contenere la violenza, pensando di moderare e gestirne gli autori, magari governando assieme a tali seminatori di odio e di rancore. Così chi riteneva di potersi servire di quella violenza e di riuscire ad addomesticarla, non solo in molti casi ne è divenuto vittima, ma l’ha aiutata ad impossessarsi dello stato e ad essere considerata dalla società come normale, necessaria ed efficace, difesa dell’ordine e della sicurezza.
Il clima di sospetto generalizzato degli USA anni 50 prese il nome di maccartismo, dal suo più feroce sostenitore: Joseph McCarthy, senatore repubblicano.
Un lungo iter quello del divorzio in Italia, che ha visto un recente tappa nel 2015, dopo 45 anni dall’approvazione della prima legge.
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