Spagna, 1973: l’ETA dà la morte all’erede di Franco
Un volo di trenta metri dentro una macchina scagliata in aria da 45kg di dinamite. Riuscì a non morire sul colpo, ma i baschi, alla fine, raggiunsero l’obiettivo.
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Ma siamo orgogliosi di dire che Alberto Quattrocolo ha già contribuito con 391 voci.
Un volo di trenta metri dentro una macchina scagliata in aria da 45kg di dinamite. Riuscì a non morire sul colpo, ma i baschi, alla fine, raggiunsero l’obiettivo.
Il 19 dicembre 1916 si concluse in territorio francese una delle più violente e sanguinose battaglie di tutto il fronte occidentale della prima guerra mondiale: la battaglia di Verdun.
Il 18 dicembre Torino ricorda la strage compiuta in città da squadre fasciste nel 1922: nell’arco di tre giorni undici antifascisti furono uccisi e una trentina feriti.
L’omosessualità non è più una patologia mentale. O meglio, non lo è mai stata e anche gli psichiatri se ne sono resi conto. Così, piano piano, quest’idea inizia a diffondersi nel mondo scientifico e non solo.
Pořajmos. Questo il nome dello sterminio che i nazisti perpetrarono nei confronti del popolo rom. L’olocausto degli zingari, che morirono in più di 500.000.
È facile dire agli altri di non mollare. È un po’ meno facile dirlo a se stessi. Difficilissimo è riuscire davvero, giorno per giorno, a non mollare. Soprattutto, quando le spinte a lasciar perdere, a smettere la lotta, a rinunciare a credere, sono tante. Spinte dure, come le minacce, le botte o il carcere o il rischio di rimetterci la pelle. E spinte morbide, quali la famiglia, il posto di lavoro, la carriera, la quiete, le comodità …
Anche quel 15 dicembre un uomo decise di non mollare perché credeva fermamente che le azioni sue e degli altri, come e prima di lui indisponibili a cedere, sarebbero state «esempi di carattere e di forza morale alla generazione che viene dopo di noi»
La storia dell’occupazione israeliana delle Alture del Golan, strappate al nemico siriano prima militarmente e, poi, giuridicamente.
Il 13 dicembre del 2003 il mostro era stato messo in catene. E che avesse compiuto atrocità mostruose è fuori di dubbio. Non è fuori di dubbio però che le ragioni, pubblicamente dichiarate, del conflitto intrapreso per porre fine al suo dominio splendessero del naturale colore della verità.
La “madre di tutte le stragi” creò un vuoto incolmabile: di affetti distrutti, di verità negate, di pavimenti crollati. Piazza Fontana è il simbolo di quel vuoto.
Gli Italiani mandati allo sbaraglio nella fredda Russia, a combattere su terreni che non erano quelli per cui si erano specializzati, potevano ottenere un solo risultato: la disfatta.
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