Stand by me | Accoglienza e sviluppo del territorio
Intervista ad Alfredo Mela
L’inclusione non può iniziare che dal rapporto con il territorio di arrivo, anche nel caso in cui questo rappresenti solo una tappa del percorso migratorio.
Parlando d’inclusione, qual è la prima immagine che ti viene in mente?
La prima immagine che mi viene in mente è quella di una classe di bambini delle elementari, che ho visto nei giorni scorsi su un tram in arrivo da Barriera di Milano. Il loro aspetto fisico mostrava la provenienza da tanti diversi Paesi; tutti erano egualmente eccitati per la gita scolastica e chiacchieravano fittamente in italiano.
Puoi raccontarci in breve qual è il tuo ambito d’impegno sul tema della migrazione?
Mi occupo di migrazione sia in termini di studio, sia come membro dell’associazione Psicologi nel Mondo-Torino, collaborando a progetti per il sostegno psico-sociale a rifugiati e richiedenti asilo.
Quale può essere il ruolo del contesto territoriale per l’inclusione dei migranti?
L’inclusione non può iniziare che dal rapporto con il territorio di arrivo, anche nel caso in cui questo rappresenti solo una tappa del percorso migratorio. Questo implica per il migrante ritrovare in esso qualcosa di analogo a ciò che si è lasciato, ma anche qualcosa di nuovo, a partire dal quale si possa progettare un futuro desiderabile o, quanto meno, accettabile.
ALFREDO MELA
Alfredo Mela è professore ordinario presso il Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio del Politecnico di Torino. Insegna presso la Seconda Facoltà di Architettura, di cui è preside vicario, come titolare di corsi attinenti la Sociologia dell’ambiente e del territorio. Fa parte dell’Associazione Italiana di Sociologia (AIS) ed è attualmente membro del comitato scientifico della sezione “Sociologia del Territorio”. Dirige la collana “Appunti di Politica Territoriale” (Celid, Torino) ed è co-direttore, assieme ai proff. Carlo Carozzi e Maurizio Tiepolo, della collana “Le città del Terzo Mondo” (L’Harmattan-Italia).