27 ottobre ’35: l’Italia va a tutto gas… in Etiopia
Mussolini il 25 ottobre ’35, dopo neanche venti giorni dall’inizio della guerra, autorizzò l’uso delle armi chimiche in Etiopia.
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Mussolini il 25 ottobre ’35, dopo neanche venti giorni dall’inizio della guerra, autorizzò l’uso delle armi chimiche in Etiopia.
Era il 3 ottobre quando sull’Etiopia gli italiani iniziarono la loro opera di sterminio. Non fu una colonizzazione e neppure un’occupazione. Fu una carneficina. Una carneficina di marca tutta italiana
«Lei, signor maresciallo, non ha la calma sufficiente per un’esatta valutazione della situazione», disse Mussolini a Badoglio, che gli manifestava le sue perplessità circa la decisione di dichiarare guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. «Le affermo che in settembre tutto sarà finito e che ho bisogno solo di alcune migliaia di morti per sedere alla tavola della pace come co-belligerante».
La sera del 10 giugno 1940, dal balcone di palazzo Venezia, annunciò agli italiani: «La dichiarazione di guerra è stata già consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insediato l’esistenza del popolo italiano».
Scaraventò gli italiani nella Seconda Guerra Mondiale gridando: «La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti: vincere!».
Non ci fu vittoria – non poteva esserci, e che catastrofe immensa avremmo patito, se le temibili armate di Hitler e quelle malmesse di Mussolini avessero vinto -, ma ci furono mezzo milione di militari e civili italiani morti ammazzati.
Da sempre antifascisti, i due fratelli vengono assassinati dal regime, dopo l’ultima goccia che lo stesso poteva sopportare: Carlo “contribuisce dunque a diffondere le interviste dei soldati italiani sconfitti e catturati, nelle quali coloro che Mussolini spacciava per valorosi volontari si mostrano per quello che sono: contadini poveri, ignoranti di tutto, demotivati, finiti in Spagna per quattro soldi o addirittura con l’inganno. È forse questo attacco all’immagine del regime che spinge Mussolini a commissionare l’omicidio.”
Nel tristemente celebre discorso dell’Ascensione (26 maggio 1927), Mussolini disse:
«L’opposizione non è necessaria al funzionamento di un sano regime politico. L’opposizione è stolta, superflua in un regime totalitario, com’è il regime fascista».
Per prevenire il rischio che qualcuno potesse farsi ancora qualche illusione, Mussolini aggiunse:
«In Italia non c’è posto per gli antifascisti; c’è posto solo per i fascisti e per gli a-fascisti, quando siano dei cittadini probi ed esemplari».
Ma in quel discorso propose anche le basi della successiva politica tesa a trasformare la famiglia in un’entità asservita agli scopi del fascismo, all’interno della quale la riproduzione era un dovere verso lo Stato ed era la sola funzione a cui era destinata la donna. L’obiettivo, antropologico, era creare l’«uomo nuovo fascista», adatto a dominare le altre «razze».
Per sottomettere gli etiopici Mussolini e il viceré d’Etiopia Graziani, cercarono di distruggere ciò che spiritualmente li sorreggeva. Non potendo ammazzare, la religione, pensarono di ammazzare i religiosi, cioè il clero cristiano-copto. E, per massacrare preti e monaci, insegnanti e studenti di teologia della città convenutale di Debra Libanos e dei monasteri vicini, utilizzarono gli ascari di fede musulmana arruolati nelle truppe coloniali italiane. Come ha scritto Angelo Del Boca, quelle vittime, però, sono «martiri giovanetti che la cristianità non ricorda e non piange perché africani».
Il 13 maggio del 1940, Winston Churchill, nel discorso di insediamento del governo di cui era Primo Ministro, si rivolse ai membri della Camera dei Comuni e al popolo britannico con queste parole:
«Non posso promettervi altro che sangue, fatica, lacrime e sudore».
Il 25 aprile è in Italia la festa della Liberazione dal nazifascismo e della fine della Seconda Guerra Mondiale. Il 25 aprile del 1945, in realtà, per quanto fortemente logorate le truppe tedesche, che occupavano ancora il Nord Italia, con l’appoggio di quelle fasciste, non terminò tutto in un solo giorno. Il 25 aprile del 1945, […]
Il 15 aprile del 1936 nella campagna bellica per la conquista dell’Etiopia, l’Italia fascista impiegò truppe libiche, di religione islamica, per massacrare i resistenti etiopici cristiani. E poi cercò di ingraziarsi la minoranza musulmana etiopica contro la maggioranza cristiana copta, che si opponeva all’invasione. Era uno schema collaudato: gli italiani avevano già usato, infatti, le truppe cristiane copte eritree nel corso della conquista e della sottomissione della Libia, un’impresa non meno sanguinaria di quella realizzata in Africa Orientale.
Ottantadue anni fa l’Italia (fascista) non portò in Albania ordine, giustizia, pace, come raccontavano i giornali italiani. Portammo, invece, discriminazioni, sfruttamento e fascismo, prima, e fucilazioni, impiccagioni, torture, deportazioni e campi di concentramento, poi.