La mediazione come ascolto e confronto
Generalmente intendiamo con il termine dialogo un discorso fra due o più persone che miri ad un’intesa. Tant’è che aprire un dialogo fra parti contrapposte indica il tentativo di persone disposte a ragionare con l’intento di raggiungere una verità o un’opinione condivisa: quando infatti si utilizza l’espressione “tra noi manca il dialogo”, indichiamo il fatto che ognuno resta della propria opinione.[… ]
Se il dialogo presuppone un concetto di verità, il confronto prevede, invece, che ci sia il reciproco presentarsi di due punti di vista a cui viene offerta la possibilità sia di un incontro sia di uno scontro, sia di una convergenza sia di una divergenza.
Se solo e sempre sulla premessa della disponibilità al dialogo si fondasse l’attività di mediazione, sarebbe assai poco frequente il suo concreto e operativo dispiegarsi, poiché raramente in caso di conflitto vi è una tale propensione tra le persone che ne sono protagoniste.
Se la prospettiva della mediazione, però, invece che puntando sull’intenzione di sviluppare un dialogo, è proposta ai confliggenti nei termini di un’occasione per avere uno o più momenti di (eventuale) confronto, allora le possibilità di adesione a tale risorsa aumentano sensibilmente.
Il modello di mediazione sviluppato da Me.Dia.Re., proposto come percorso di Ascolto (della persona) e Mediazione (del conflitto), offre alle persone in conflitto, in primo luogo, dei momenti di ascolto (colloqui individuali) e successivamente, se richiesti, dei momenti di confronto (incontri di mediazione).
Naturalmente anche negli incontri di mediazione, come nei colloqui individuali, il compito del mediatore è quello di svolgere un’attività di ascolto, che in tal caso si declina anche come supporto allo sviluppo del confronto.
Ciò, però, va attuato guardandosi dall’assumere un atteggiamento non solo giudicante ma anche, esplicitamente o implicitamente, direttivo. La funzione del terzo – il mediatore -, infatti, consiste nel tentare di far sì che ciascuno dei protagonisti del conflitto (e della mediazione) senta di essere compreso e riconosciuto da lui.
Questa condizione, a ben vedere, come pone in luce l’esperienza, rende possibile poi il progressivo declinarsi del confronto sul piano del dialogo. Ma si tratta di uno sviluppo scelto e posto in essere autonomamente dai protagonisti, non stimolato, suggerito o indotto dal mediatore.
Rielaborazione da D’Alessandro M. (2016), Mediazione tra dialogo e confronto, in La Giustizia Sostenibile, vol. IX, (pag. 27-31), Aracne, Roma.
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