2 luglio 1940 Hitler dà le direttive per invadere l’Inghilterra
Il 2 luglio del 1940 Adolf Hitler diede le prime direttive per l’Operazione Leone Marino, vale a dire l’invasione dell’Inghilterra.
Le truppe naziste in quella fase parevano davvero invincibili: dilagavano in Europa, dall’oriente all’occidente, la Francia e il Belgio erano sconfitti, il contingente britannico si era ritirato, sfuggendo a malapena all’annientamento, grazie al “miracolo” di Dunkerque e a quello dell’operazione “Ariel“.
Il grosso del Corpo di spedizione britannico (BEF), infatti, circondato dai tedeschi nel passo di Calais, era stato recuperato, tra il 26 maggio e il 4 giugno, dalle spiagge di Dunkerque, grazie all’operazione “Dynamo“, mediante la quale furono salvati oltre 338 000 soldati, di cui 120 000 francesi (questi ultimi, però, appena giunti in Inghilterra, furono riorganizzati e frettolosamente rispediti oltremanica per continuare la lotta contro i tedeschi).
Con l’entrata delle truppe tedesche a Parigi, il 14 giugno 1940, anche le ultime truppe britanniche e francesi (e di altri Paesi alleati, tra cui quelli dei governi esuli in Gran Bretagna di Polonia e Cecoslovacchia) presenti in Francia, e cioè oltre 215 000 uomini, erano state ancora recuperate: tra il 14 ed il 25 giugno dai porti dell’Atlantico di Cherbourg, Saint Malo, Saint Nazaire, Brest e Nantes, mediante un ulteriore “miracolo”, l’operazione Ariel.
Come osservò, Winston Churchill, da poco nominato primo ministro (lo abbiamo ricordato su questa rubrica, Corsi e Ricorsi, nel post Quando Churchill promise lacrime e sangue),
«La battaglia di Francia è ormai finita. Suppongo che quella d’Inghilterra stia per iniziare… ».
L’Alto comando tedesco era frustrato e incredulo per la vana attesa di una dichiarazione di resa da parte del Regno Unito, sostanzialmente rimasto solo a battersi militarmente contro la Germania (gli USA entreranno in guerra, accanto all’Inghilterra, solo dopo l’attacco giapponese del 7 dicembre del ’41 alle loro basi nel Pacifico, mentre in questa fase vigeva ancora il patto di non aggressione tra Unione Sovietica e Terzo Reich, il patto Ribbentrop-Molotov).
Dunque, il Führer, ai primi di luglio, sembrò aver deciso di porre in atto l’invasione dell’Inghilterra.
«Il Führer ha deciso che uno sbarco in Inghilterra è possibile», viene scritto nelle prime direttive dell’OKW (l’Oberkommando der Wehrmacht, cioè l’Alto comando delle forze armate tedesche), «purché si consegua la superiorità aerea».
La data dell’attacco non è ancora stata fissata, ma i preparativi devono essere iniziati, si specifica, immediatamente. Per riservarsi la possibilità di un’eventuale marcia indietro, l’alto comando della Wehrmacht aggiunse, però, che «l’invasione è ancora allo stato di progetto e non è stata ancora decisa».
In realtà, Hitler tentennò ancora fino al 16 luglio, quando diramò la direttiva numero 16 per la preparazione di operazioni di sbarco contro l’Inghilterra.
«Poiché l’Inghilterra, a dispetto della sua situazione militare disperata, non mostra ancora di voler venire a patti, ho deciso di preparare un’operazione di sbarco contro di essa e, se necessario, di eseguirla. Scopo di tale operazione sarà l’eliminazione del territorio metropolitano inglese come base militare di operazioni contro la Germania e, qualora dovesse risultare necessario, la completa occupazione di esso».
Si tratta dell’«Unternehmen Seelöwe» (Operazione Leone Marino).
Tuttavia, ancora il 17 luglio Hitler, parlando al Reichstag, dopo essersi scagliato contro Churchill e la sua «cricca», accusandoli di volere continuare la guerra, “invitò” il popolo inglese a riflettere sulle conseguenze della prosecuzione della guerra.
«I vostri capi scapperanno in Canada», affermò il Führer, ma «per milioni di altri cominceranno grandi sofferenze». E, in tal modo, predisse, «un grande impero sarà distrutto, un impero che non è mai stata mia intenzione distruggere e neanche danneggiare… ».
In considerazione del fatto che a fare queste considerazioni e ad avanzare proposte di pace era colui che aveva tradito tutti gli accordi stipulati e che aveva invaso quasi tutta l’Europa, dai Pirenei al Circolo Polare, dall’Atlantico alla Vistola. Gli inglesi rigettarono questa “offerta di pace”.
Il piano dell’invasione, però, non solo non riuscirà, ma non verrà neanche compiutamente predisposto e ancor meno tentato.
La premessa per la sua attuazione era, come prevista nella direttiva del 2 luglio, il conseguimento della supremazia area da parte della Germania
La Luftwaffe di Herman Goering, intendendo scatenare un inferno di ferro e di fuoco sulla Gran Bretagna meridionale, si propose di perseguire due obiettivi: bombardare la popolazione civile senza sosta per fiaccarne lo spirito e distruggere la Royal Air Force.
La battaglia, nota come Battaglia d’Inghilterra, sarà vittoriosamente combattuta, dal 10 luglio al 31 ottobre 1940, dai caccia inglesi, in condizioni, di notevole inferiorità numerica rispetto alle forze dell’aviazione nazi-fascista (vi presero parte infatti anche aerei ed equipaggi italiani come si specifica meglio di seguito).
Già il 20 agosto il Primo Ministro britannico Winston Churchill, parlando alla Camera dei comuni, disse:
«Mai, nel campo dei conflitti umani, così tanti dovettero così tanto a così pochi».
Churchill rendeva, con tali parole, omaggio agli equipaggi del Fighter Command della Royal Air Force, che, pur in condizioni così disperate, stavano cercando di proteggere la sopravvivenza stessa della Gran Bretagna.
Il deludente esito della Battaglia d’Inghilterra, data la non raggiunta supremazia tedesca nei cieli inglesi, porterà Hitler a sospendere la progettata invasione.
Alla Battaglia d’Inghilterra, per esplicita volontà di Benito Mussolini, parteciparono anche, al fianco dell’aviazione tedesca, 170 aerei (tra caccia, bombardieri e ricognitori) del Corpo Aereo Italiano della Regia Marina (l’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia e all’Inghilterra il 10 giugno del 1940 e aveva attaccato alle spalle la Francia, come abbiamo ricordato nei post Solo alcune migliaia di morti, 1940: La Francia, colpita alle spalle dall’Italia di Mussolini, reagisce bombardando Genova e Savona, 20 giugno 1940 l’attacco infame e fallimentare dell’Italia alla Francia).
A distanza di tre anni e 11 mesi dall’incompiuta Operazione Leone Marino, il 6 giugno del ’44, con l’operazione Overlord (l’abbiamo ricordata nel post Gli amici del 6 giugno), gli Alleati, proprio partendo dalle inviolate coste britanniche, faranno sbarcare in Normandia le loro forze: avrà inizio l’invasione, cioè la liberazione della Francia.
Alberto Quattrocolo
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