La doppia morale nazionalrazzista
Secondo la doppia morale nazionalrazzista il migrante è naturalmente delinquente e stupratore.
Il nazionalrazzismo si rapporta continuamente con i fatti secondo una doppia morale: una doppia morale nazionalrazzista. In un precedente post – e in altri successivi a quello: Propaganda nazionalrazzista e Welfare, Il nazionalrazzismo come politica del conflitto (razziale), Nazionalrazzismo e socialrazzismo – proponevo tale termine in riferimento alle organizzazioni che promuovono una politica centrata sull’esaltazione degli italiani, in quanto nazione, e sulla svalutazione e addirittura sulla demonizzazione degli stranieri migranti, che sarebbero da respingere e scacciare, in quanto causa di tutti, o quasi, i mali della nostra società.
La doppia morale nazionalrazzista sfrutta tutte le occasioni proposte dalla cronaca per criminalizzare tutti i migranti. Così se, a Rimini, due minori di origini marocchine, un minore nigeriano e un ventenne senegalese, dispiegando una violenza feroce, degna dell’Arancia Meccanica, si danno ai furti, alle rapine e agli stupri (colpendo una coppia di fidanzati polacchi e una transessuale peruviana), ecco che la doppia morale nazionalrazzista sfrutta tali fatti per suscitare odio verso i migranti. Infatti, immediatamente, la doppia morale nazionalrazzista riconduce questi crimini ad aspetti etnici.
Agiscono come un branco selvaggio perché sono africani: questo è il messaggio nazionalrazzista. Anzi, la prima parte del messaggio. La seconda parte del messaggio è: cacciamoli via tutti così gli stupri cesseranno Infatti, il manifesto con l’immagine di una donna bianca aggredita da un uomo nero, che le strappa la camicetta, è stato confezionato da Forza Nuova proprio per veicolare questo tipo di contenuto. Forza Nuova, però, non è l’unica a svolgere questo tipo di “discorso”. E coloro che sui social o sui giornali alimentano questa retorica, naturalmente, si allineano perfettamente o quasi, alla doppia morale nazionalrazzista.
I parametri di giudizio distorti della doppia morale nazionalrazzista
La doppia morale nazionalrazzista è doppia, infatti, perché usa parametri diversi per commentare fatti simili. Pesa i fatti con unità di misure differenti, in modo tale da fornire continuo alimento alla paura dei migranti e, quindi, per suscitare negli italiani un autentico odio nei loro confronti. Ad esempio, la doppia morale nazionalrazzista si astiene dal porre in evidenza che la violenza sulle donne non è prerogativa esclusiva dei migranti. Anzi!
L’Inchiesta con analisi statistica sul femminicidio in Italia (a cura di Fabio Bartolomeo, Ministero della giustizia – Direzione generale di statistica e analisi organizzativa) spiega che:
- le donne uccise da uomini (uccise perché sono donne: questo è il femminicidio) sono state in media 150 all’anno negli ultimi 4 anni, cioè, una ogni due giorni
- nel 74,5% dei casi l’autore è di nazionalità italiana
- nel 77,6% la vittima è una donna italiana e nel 22,5% è una straniera.
Ma, prima di concludere che il 25,5% degli autori di femminicidio sono immigrati, occorrerebbe considerare che nell’analisi non si distingue tra stranieri migranti e stranieri non migranti. Si dice, nell’analisi, che di quel venticinque e mezzo per cento di assassini stranieri
- il 46,2% arriva dall’Est Europa (quindi in parte possono tranquillamente essere cittadini di nazioni in cui trionfa il locale nazionalrazzismo che tanto piace al nazionalrazzismo italiano),
- il 24% proviene dall’Africa
- il 14,4% arriva dall’Asia
- il 10,6% arriva dal Sud America
- il 4% arriva da “altro”.
In realtà il femminicidio è commesso nel 75% dei casi in ambito familiare. Ma alla doppia morale nazionalrazzissta questo dato non interessa.
La doppia morale nazionalrazzista mira a diffondere nelle vie delle città la paura del migrante
In effetti la doppia morale nazionalrazzissta mira a seminare il terrore nelle strade e non ad esplorare il fenomeno della violenza sulle donne. Infatti, si astiene dal porre in rilievo il fatto che l’omicidio della donna si sviluppa per lo più all’interno di relazioni tra persone che si conoscono, persone tra cui c’è o c’era un legame: nel 55,8% si tratta di una relazione sentimentale, nel 17,5% vi è una relazione di parentela (oltre la metà di tali casi vede l’omicidio commesso dal figlio ai danni della madre), nel 15,1% la relazione era di tipo amicale e nel 2,2% erano colleghi di lavoro. Solo nel 9,4% si tratta di uccisioni commesse ai danni di sconosciute (prostitute e anziane signore sole).
La doppia morale nazionalrazzista, per fare un altro esempio, si guarda, dall’evidenziare che l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), nella sezione fact-checking del suo sito internet, spiega che è vero che «su mille stranieri presenti sul territorio italiano circa 3,5 sono in carcere, mentre su mille italiani lo 0,6 è detenuto» e che «sembra dunque che uno straniero abbia una probabilità di essere arrestato di oltre cinque volte superiore rispetto a quella di un italiano». Però, aggiunge che questi dati mascherano una realtà più complessa: «Tra il 2009 e il 2015, a fronte di un aumento del 47% degli stranieri residenti la popolazione carceraria straniera è scesa dal 37% al 33% del totale. Se dunque gli stranieri continuano a essere denunciati e a finire in carcere di più rispetto agli italiani, non sembra essere provata la tesi per la quale una maggiore densità di stranieri fa aumentare la loro criminalità (per esempio perché farebbe crescere la loro marginalizzazione e segregazione)».
Secondo la doppia morale nazionalrazzista i migranti sono tutti delinquenti per natura
Secondo la doppia morale nazionalrazzista le molestie, le violenze sessuale e i femminicidi commessi da italiani non hanno alcun legame con la loro identità nazionale, con la loro cultura. Invece, la doppia morale nazionalrazzista insiste prepotentemente sulla provenienza dell’autore del delitto, se è commesso da un immigrato. Gli stessi comportamenti delittuosi, se compiuti da migranti, nella narrazione della doppia morale nazionalrazzista, sono rivelatori di una naturale, genetica o culturale, tendenza a stuprare e molestare.
Consapevoli della forza delle immagini, della potenza emotiva di certi fatti, i nazionalrazzisti possono permettersi di non mascherare la loro doppia morale. La doppia morale nazionalrazzista presume, e in larga parte ci azzecca, che l’allarme sociale, l’indignazione, la rabbia, che fatti come gli stupri e le rapine di Rimini provocano, permettano di diffamare interi popoli. La doppia morale nazionalrazzista sa che quelle emozioni sono alleati potenti, che permettono di criminalizzare masse di individui, senza che l’assurdità e le contraddizioni interne alla retorica nazionalrazzista siano immediatamente colte dal pubblico.
La doppia morale nazionalrazzista si indigna se non viene messo in risalto che l’autore del reato è straniero.
I nazionalrazzisti, coerentemente con quanto sopra, polemizzano con quei quotidiani che non pongono immediatamente in evidenza che l’autore di un determinato delitto è un immigrato. Così hanno “denunciato” quelle testate che non hanno messo in “giusto” rilievo l’origine africana del “branco” di Rimini.
Sull’Amaca del 30 agosto Michele Serra aveva evidenziato l’assurdità di tale polemica nazionalrazzista (“canea razzista” era l’espressione usata da Serra), facendo notare anche la falsità dell’accusa (nazional)razzista, rivolta ai quotidiani non (nazional)razzisti, di aver tenuta nascosta l’origine straniera dei ricercati per i fatti orribili di Rimini.
Ma a tale argomento se ne aggiunge un altro, dallo stesso Michele Serra poi proposto nell’Amaca del 1° settembre: perché si dovrebbe porre in rilievo la nazionalità del delinquente? Se la nazionalità o la provenienza geografica degli autori dei crimini commessi a Rimini ad agosto conta, allora perché non pretendere che si evidenzi anche la nazionalità del criminali quando sono italiani, francesi, russi, belgi, tedeschi, statunitensi o svizzeri? La notizia, apparsa su La Stampa del 20 settembre, di uno stupro commesso ai danni di una guardia medica, una dottoressa di 51 anni, da parte di un catanese di 26 anni, ci dice forse qualcosa circa la tendenza a violentare degli italiani o dei siciliani o dei catanesi?
La risposta a tale interrogativo retorico è fornita proprio da Michele Serra nell’ultimo articolo sopra citato: « ogni sottolineatura enfatica della nazionalità di un reo – così come della nazionalità della vittima – è in parte stupida, in parte strumentale. Non serve ad attribuire minore o maggiore gravità al crimine, minore o maggiore colpa al criminale: serve solo ad alimentare, strutturalmente, il discorso razzista. È per questo che, giustamente, nei titoli di giornale non si legge mai “preso stupratore italiano” ».
Alberto Quattrocolo
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