Stand by me | Buone pratiche d’inclusione
Intervista a Edoardo Montenegro
E’ solo attraverso la percezione delle storie altrui che ci si può immedesimare nell’altro, nello “straniero”, e comprenderlo.
Parlando d’inclusione, qual è la prima immagine che ti viene in mente?
La prima immagine che mi viene in mente è il Parco Dora di Torino: lì sorgevano le ferriere dove negli anni ’20 lavoravano, tra gli altri, alcuni anarchici della mia famiglia, immigrati da Piombino in Toscana, che andarono poi a combattere in Spagna contro il franchismo; oggi, in quello stesso luogo, la comunità islamica di Torino si ritrova ogni anno per la festa di Eid al Fitr. Una città è inclusiva se riesce, in ogni fase storica, ad accogliere le persone e a fare in modo che diventino parte del suo tessuto civile, a dispetto della complessità e delle contraddizioni che ciò comporta: perché la democrazia non nega il conflitto, bensì lo regola con metodi e prassi pacifiche. Il Parco Dora oggi mi sembra uno dei luoghi che meglio simboleggiano come Torino stia integrando comunità diverse, come del resto storicamente ha sempre fatto (allego una foto che scattai un paio di anni fa e che per me è simbolo di questa integrazione fra città e nuovi cittadini).
Puoi raccontarci in breve qual è il tuo ambito d’impegno sul tema della migrazione?
Non posso dire di essere impegnato sul piano dell’immigrazione, se non come cittadino che si sforza di difendere l’identità libera e democratica di Torino. Ho fondato TwLetteratura, una community che promuove la lettura attraverso strumenti digitali e, in particolare, attraverso un metodo di lettura che sfrutta il paradigma di Twitter per commentare collettivamente testi letterari. In questo contesto, promuoviamo la lettura dei testi letterari del Novecento e il valore della testimonianza come monito per il futuro. Nel 2016, nell’ambito del bando OPEN di Compagnia di San Paolo, abbiamo letto La tregua di Primo Levi con circa 2.500 studenti di 51 scuole distribuite in 33 città diverse di 11 regioni italiane. In particolare, a Torino, abbiamo realizzato 18 workshop di lettura nelle Case del Quartiere coinvolgendo più di 600 persone fra studenti e cittadini. Ad ogni workshop, abbiamo invitato migranti, rifugiati e testimoni per riflettere su assonanze e differenze fra la crisi umanitaria che colpì le displaced persons in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale e la crisi umanitaria che colpisce le displaced persons oggi.
Quale può essere il contributo dell’arte, della musica, della letteratura all’inclusione dei migranti?
La letteratura è spesso testimone del tempo, anche nel caso in cui produca contenuti fantastici: ogni autore, infatti, scrive storie attraverso il filtro della percezione del presente. Io non credo tuttavia che la letteratura debba avere per statuto un fine inclusivo, nel senso che la creazione artistica non deve essere vincolata di per sé a obiettivi politici o sociali. Quando ciò avviene, solitamente, significa che gli scrittori agiscono in una cornice autoritaria. Credo però che la lettura – e in particolare la lettura collettiva in luoghi pubblici e online, nella piazza digitale – possa essere uno strumento di confronto e integrazione sociale. E’ solo attraverso la percezione delle storie altrui che ci si può immedesimare nell’altro, nello “straniero”, e comprenderlo. La percezione delle storie altrui genera empatia, consente quell’immedesimazione che è essenziale per un essere umano e senza la quale, purtroppo, prevalgono l’egoismo, la paura, il razzismo. La lettura dunque può avere un ruolo sociale e collettivo, che parte dal rispetto dell’individuo e del libero arbitrio. E’ su questo che possiamo e dobbiamo puntare.
EDOARDO MONTENEGRO
Edoardo Montenegro lavora da vent’anni nel settore bancario, dove si occupa di comunicazione e change management. Dal 2005 al 2010 ha insegnato scrittura argomentativa ai laboratori di scrittura dell’Università di Torino. A partire dall’esperienza di blogger, nel 2012 ha iniziato a sperimentare un paradigma di social reading su Twitter per poi fondare con Paolo Costa e Pierluigi Vaccaneo TwLetteratura, una community di lettori che oggi è presente in 250 scuole italiane e in alcune università italiane e straniere. Grazie al bando Innovazione Culturale di Fondazione Cariplo, vinto nel 2014, TwLetteratura ha potuto dare avvio alla realizzazione di Betwyll, una webapp per il social reading che offre giochi di lettura e commento online a lettori, studenti e lavoratori. Ha 41 anni e vive a Torino, dove è nato e si è laureato in Scienze della Comunicazione. Europeista irriducibile, ama gli scrittori italiani del ‘900, in particolare Cassola, Fenoglio e Lussu.