Il 24 settembre 1961 si svolge la prima Marcia per la pace Perugia-Assisi
L’idea di convocare una marcia per la pace illuminò per primo Aldo Capitini, soprannominato il Gandhi italiano. All’epoca rivestiva il ruolo di docente universitario di pedagogia tra Cagliari e Perugia, ma in passato era stato un convinto antifascista e, per questo, incarcerato più volte. Non aveva, tuttavia, partecipato al Comitato di Liberazione Nazionale, né all’Assemblea Costituente della Repubblica, poiché:
[…] il rinnovamento è più che politico, e la crisi odierna è anche crisi dell’assolutizzazione della politica e dell’economia.
Terminata la guerra, mantenne ed ampliò la sua attività extra politica, fondando i Centri di Orientamento Sociale, che intendevano esprimere la democrazia diretta e il decentramento del potere, e i Centri di Orientamento Religioso, volti a favorire la conoscenza delle diverse religioni per innescare uno spirito più critico nei fedeli. Parole chiave condivise dalle due neo-realtà erano accoglienza e nonviolenza.
Capitini, informato dell’impresa anglosassone di Bertrand Russell, che aveva guidato nel ’58 una marcia antinucleare, il 24 settembre 1961 riuscì a dar vita alla prima Marcia della Pace e della Fraternità. Tra le 20.000 e le 30.000 persone si ritrovarono presso i Giardini del Frontone di Perugia e mossero alla volta della città natale del “Santo italiano della nonviolenza”. Un numero di partecipanti inaspettato, che lo stesso Capitini ebbe il piacere di guidare insieme a Italo Calvino e Giovanni Arpino.
In quel particolare periodo storico chiamato Guerra Fredda, caratterizzato dalla corsa al riarmo e dalla costruzione del muro, si sentì sempre più pressante, infatti, la necessità di dare un segnale chiaro:
La pace è troppo importante perché possa essere lasciata nelle mani dei soli governanti.
Il superamento dell’imperialismo, del razzismo e dello sfruttamento; rafforzamento delle Nazioni Unite, disarmo totale, cessazione degli esperimenti nucleari, conversione della politica estera, culturale ed economica, vita democratica dal basso, informazione periodica e popolare, alleanza di tutte le forze pacifiste per un’azione unitaria: questi gli alti obiettivi che ci si prefiggeva.
Fu anche il debutto della Bandiera della Pace, che per la prima volta venne esposta alla testa della Marcia, come simbolo dell’opposizione nonviolenta a tutte le guerre. Al termine, Capitini scrisse:
C’è stato chi ha detto che la Marcia Perugia-Assisi era così bella che è irripetibile. Ma come non correre il rischio di farne di meno belle se esse devono adempiere ad un compito così importante?
L’evento fu riorganizzato solo nel ’78; da lì in poi, però, diventò una ricorrenza non fissa, ma certa: ogni 2/3 anni Perugia e Assisi sono collegate da una fiumana di persone che sfilano sotto un’unica parola: Pace.
Aver mostrato che il pacifismo, che la nonviolenza, non sono inerte e passiva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta, con un proprio metodo che non lascia un momento di sosta nelle solidarietà che suscita e nelle non collaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte, è un grande risultato della Marcia.
Aldo Capitini, Opposizione e liberazione.
Alessio Gaggero
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