Intervista a Renzo Marcato: la gestione dei conflitti in azienda

Per la rubrica Conflitti in corso, in questa ventiseiesima puntata, abbiamo intervistato Renzo Marcato, su alcuni particolari aspetti dei conflitti interni alle aziende: quelli legati all’inserimento lavorativo di persona appartenenti a categorie protette.

Renzo Marcato, infatti, non soltanto è un mediatore dei conflitti (seguì oltre quindi anni fa uno dei nostri corsi di mediazione dei conflitti), ma dopo una lunga e importante esperienza lavorativa in una multinazionale, ha co-fondato Abile Job, di cui è AD. Abile Job è un ente (composto da esperti in ricerca e selezione, formazione, coaching, mediazione e progetti sociali) che

«mette in relazione imprese e persone, per facilitare l’inserimento lavorativo di categorie protette, utilizzando strumenti che consentano un’integrazione completa e la crescita culturale nei confronti della disabilità e del disagio sociale».

Riguardo al conflitto derivante dall’inserimento di persone appartenenti a categorie protette, Renzo Marcato osserva come esso sorga molto spesso dalla sottovalutazione della persona con una disabilità, considerata un lavoratore dotato di minore capacità produttiva rispetto agli altri.

«Ma questo è falso». Ed è fondamentale, per Abile Job, lavorare con le aziende, spiega, per accompagnarle verso un cambiamento di mentalità, così come con la persona, spesso affardellata pesantemente dalla sua condizione, che lo porta ad avere anche, in tal senso, problemi di autostima, di auto-percezione e auto-valutazione.

L’intervista, però, si allarga anche al tema più vasto dei conflitti e dei malesseri interni alle aziende. A questo proposito, sia ponendo mente all’attuale esperienza di imprenditore che a quella trascorsa nell’ambito della gestione delle risorse umane in grande stabilimento, Renzo Marcato sottolinea la centralità della persona, che non può essere ridotta alla stregua di un mero fattore produttivo, del suo ascolto e di una gestione dei rapporti anche conflittuali che non trascuri mai gli aspetti umani e l’empatia necessaria per accoglierli.

«Dal mio punto di vista creare la relazione con le persone è sempre positivo. È più faticoso, perché ti metti in gioco, mentre spesso nelle aziende c’è un distacco tra il responsabile e le persone che deve gestire e viceversa. Non si vuole entrare in contatto come persone e si mantiene un rapporto, abbastanza sterile, solo a livello professionale».

Va da sé, che Renzo marcato sia un convinto sostenitore dell’utilità dell’introduzione di un’attività di Ascolto e Mediazione nelle aziende e soprattutto di formazione di personale ad hoc.

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Intervista a Federica Castellaro: la gestione dei conflitti in una cooperativa sociale

In questa venticinquesima° puntata di Conflitti in corso, intervistiamo Federica Castellaro, educatrice e presidente del consiglio di amministrazione della Cooperativa Sociale Il Ricino, una realtà operativa nel campo delle attività educative da oltre trent’anni e che gestisce una comunità mamma-bambino (in cui sono accolte donne vittime di violenza e i loro figli), percorsi di autonomia guidata, Progetti Preventivi Mirati (PPM) e, più recentemente, attività di educativa territoriale.

Federica, che, da presidente, non ha perso il contatto con il lavoro sul campo, poiché continua a svolgere anche l’attività di educatrice, ci offre uno spaccato interessantissimo sulla realtà in cui opera, proponendo considerazione e riflessioni che vanno ben oltre i confini della sua cooperativa.

Nell’intervista, infatti, grazie al suo generoso mettersi in gioco, si affrontano temi delicati e complessi: la non sempre facile relazione con la pubblica amministrazione committente, così come con le criticità relazionali con le persone e le famiglie seguite, e la conflittualità interna al gruppo di lavoro.

In tale prospettiva, Federica Castellaro analizza lucidamente la difficile posizione di chi ha un ruolo apicale e il suo inevitabile coinvolgimento. Così è altrettanto ricca di implicazioni la sua narrazione relativa alla difficile decisione di adozione di un provvedimento duro nei confronti di un collega, una decisione assunta con stress e sofferenza, che svela uno dei diversi pesanti risvolti della responsabilità gestionale.

Particolarmente interessanti sono anche le riflessioni di Federica Castellaro relative all’utilità di un’attività di mediazione, proprio come supporto offerto da un professionista esterno, per la gestione dei conflitti interni all’équipe.

«Io penso che il lavoro sulla mediazione fatto con voi [l’intervento di ascolto e mediazione erogato da Me.Dia.Re. in termini di incontri di supervisione] sia stato davvero importante. Sui casi per legittimare a volte dei vissuti, per comprendere i punti di vista degli altri, per porsi in una condizione di sospensione del giudizio. È stato davvero utile, perché, appunto, è pane quotidiano quello del conflitto con gli ospiti. Io, però, lo consiglierei vivamente anche rispetto ai rapporti interni all’équipe, anzi ancora di più. Perché, io l’ho trovato davvero efficace. È sicuramente un investimento in termini di messa in gioco e di tempo, ma ha dato la sensazione a tutte le parti di essere ascoltate, che è poi quello che davvero serve quando c’è un conflitto. Quando poi ognuno si porta a casa la sensazione di essere stato riconosciuto e ascoltato, io credo che il 90% della carica del conflitto si sgonfi. L’esperienza fatta, infatti, ci dice questo. Se penso all’ultima esperienza con te (con Me.Dia.Re.) che è stata molto, molto faticosa, quell’incontro ha avuto un impatto sulle persone, cioè: mentre fino ad un certo punto quel conflitto lì occupava parole e pensieri e si arrivava al lavoro con una pesantezza pazzesca, dopo il carico è diminuito in maniera notevole».

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Intervista a Antonella Pisegna: la delicata funzione dell’educatore – 24° puntata di Conflitti in corso

In questo video di Conflitti in corso, il 24°, non commentiamo più delle mail di persone che ci scrivono per esporre le loro riflessioni su situazioni conflittuali di cui sono a conoscenza, ma entriamo direttamente in contatto con una persona che di conflitti se ne intende. Intervistiamo, infatti, Antonella Pisegna, educatrice, socia e membro del consiglio di amministrazione della Cooperativa Sociale Il Ricino. Antonella, che si occupa del sostegno a nuclei famigliari in condizioni di disagio e difficoltà (incluso e, spesso, in primo luogo, il disagio derivante dalla violenza domestica), ci conduce non soltanto verso una maggiore conoscenza dei vari risvolti di quella professione, permettendo di coglierne – o, almeno, di intuirne – la complessità, ma ci permette anche di scorgere le pieghe più problematiche delle tante dinamiche relazionali che le educatrici e gli educatori devono gestire: l’ambivalenza iniziale verso tali professionisti da parte delle famiglie seguite, che, sì, da essi ricevono un supporto, ma si sentono anche sotto osservazione e, in fondo, sottoposte ad un giudizio; poi lo sviluppo di legami tra i professionisti e le famiglie che sono ricchi di implicazioni emotive ed affettive, cui fa da controcanto la necessità di fare attenzione a far sì che il rapporto non induca l’educatore a sostituirsi alla persona presa in carico; la sensazione di appagamento profondo, di restituzione di senso, vissuta dall’educatore, quando ci si accorge dei progressi importanti verificatisi nella situazione accompagnata; ma, altre volte, la frustrazione e l’impotenza quando sembra che tutto sia inutile; la difficoltà di gestire la conflittualità familiare e la necessità non soltanto di un buon lavoro di rete e di un contenitore in cui condividere vissuti impegnativi, ma anche di una formazione ad hoc…

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Ventesimo appuntamento di Note di mediazione: Tristezza (per favore vai via) di Ornella Vanoni

Nel ventesimo appuntamento con la rubrica Note di Mediazione si parla dell’emozione universale della tristezza. La canzone citata è “Tristezza (per favore vai via)” cantata da Ornella Vanoni, canzone del 1967, cover del brano “Tristeza” originariamente scritto, nel 1963, da Haraldo Lobo e Niltinho.

Nel testo emerge chiaro il significato che si tende a dare a questa emozione, molte volte vista, erroneamente, come diametralmente opposta alla gioia.

Nel nostro video, oltre ad analizzare la tristezza nelle sue funzioni, manifestazioni e caratteristiche, si fanno riflessioni su come il mediatore familiare e il mediatore dei conflitti in altri ambiti, attraverso tecniche facenti parti del suo lavoro, gestisca questa emozione, così complessa, ma altrettanto indispensabile per il benessere emotivo dell’individuo.

Sullo stesso tema si può anche leggere il post Tristezza (“per favore, vai via”) pubblicato sulla rivista Riflessioni.

Tesi di Mariagrazia Bertini: La Mediazione familiare: ruolo dell’avvocato e ruolo del mediatore

La tesi di Mariagrazia Bertini per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIII del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2018, dell’Associazione Me.Dia.Re) oltre a distinguere tra il ruolo di mediatore familiare e quello dell’avvocato, auspica anche una sinergia, una collaborazione tra le due figure professionali.

Infatti: da una parte, non soltanto l’avvocato ha il dovere di informare i propri assistiti circa l’esistenza e la funzione della mediazione familiare, ai sensi dell’art. 27 comma 3 del Codice Deontologico Forense – dovere che, per essere effettivamente adempiuto, implica che l’avvocato sia adeguatamente informato e formato -, ma può anche «“suggerire” al giudice di demandare la coppia in mediazione, presentando ad esempio idonea richiesta, sempre ovviamente che ciò corrisponda alla volontà del suo cliente»; dall’altra, «la mediazione familiare può essere una grande opportunità per gli avvocati».

A questo proposito, scrive Mariagrazia Bertini, che oltre ad essere mediatore familiare è anche avvocato:

«Invero, l’avvocato non è soltanto colui che rappresenta ed assiste la parte nel processo, non agisce solo all’interno della giurisdizione, ma è, innanzitutto, un ‘consulente’ ovvero un professionista a cui ci si può rivolgere per ottenere consigli su quale può essere la strada migliore per la risoluzione del proprio caso o del proprio conflitto. In tale contesto, ritengo che rientri nella ‘funzione sociale’ dell’avvocato anche il prendere atto che, nell’interesse del cliente, sia necessario o quanto meno opportuno coinvolgere anche altre figure professionali, come il mediatore, nell’ottica di gestire nel miglior modo possibile il conflitto. Ciò, peraltro, vale anche per il mediatore che laddove comprenda l’esigenza e/o l’opportunità di coinvolgere altre figure professionali, come il legale o lo psicologo, potrà farlo presente alle parti e aiutarle a decidere come procedere. Dunque l’avvocato può avere anche un ruolo ‘interno’ allo stesso procedimento di mediazione laddove i mediandi e il mediatore convengano che possa essere utile/necessario consultare i legali ad esempio per chiarire e definire questioni di natura giuridica (…). Oltre ai ruoli sopra indicati, l’avvocato potrà inoltre essere chiamato a formalizzare l’eventuale accordo raggiunto dalle parti e a depositarlo in Tribunale (…). Anche nell’ipotesi in cui le parti avessero deciso di non formalizzare l’accordo raggiunto o di non proseguire con il contenzioso perché, magari, la mediazione familiare ha portato a quella ‘trasformazione’ del conflitto di cui si diceva prima, l’avvocato avrà svolto un ruolo fondamentale contribuendo con la consulenza informativa iniziale o con il suo successivo intervento ad aiutare le parti a trovare la strada adatta alla risoluzione del loro conflitto, il che ritengo gli verrebbe riconosciuto dal cliente in termini di fiducia. ».

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare di Mariagrazia Bertini.

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…

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Tesi di Irma Pinocchio: Mediazione familiare: la prigione emotiva nella danza del conflitto

La tesi di Irma Pinocchio per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIII del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2018, dell’Associazione Me.Dia.Re) analizza la serie Kidding  per esplorare

«le dinamiche del conflitto e le implicazioni che esse hanno sulle funzioni genitorialie sul benessere dei figli. (…) Quando si vive un conflitto si è rinchiusi in una prigione emotiva, si soffre e non si riesce a trovare una via d’uscita. Per riprendere le parole del protagonista della serie televisiva analizzata: “Ho sempre saputo come arrivare in fondo alle cascate, entro nel barile, percorro la cascata e si apre il paracadute. Quello che non ho mai capito è come faccio a tornare su”. Ed è questo quello che succede quando una persona vive un conflitto, non sa come tornare su, non sa come riemergere, come uscirne e lotta per affermare e difendere la propria integrità e la propria percezione della realtà, a fronte di un comportamento dell’altro che ferisce la stima di sé, generando un sentimento di offesa, umiliazione e abbandono che ha una ricaduta a cascata non solo su se stessi ma anche sui soggetti che ruotano attorno alla persona. La mediazione familiare nell’ottica dell’approccio di Me.Dia.Re. diventa un potenziale strumento di integrazione e prevenzione nel ciclo di vita delle famiglie…».

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare di Valeria Miele.

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…

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Tesi di Valeria Miele: La mediazione familiare: il linguaggio della trasformazione.

Nella tesi di Valeria Miele per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIII del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2018, dell’Associazione Me.Dia.Re.), verso la fine delle Conclusioni, si legge:

«Alexander Dumas padre scriveva: “il legame del matrimonio è così pesante che si deve essere in due per portarlo, spesso in tre”. Mi piacerebbe pensare che il terzo sia un mediatore che potrebbe intervenire per sostenere una coppia in crisi nella gestione costruttiva della loro conflittualità, senza che si arrivi al doloroso coinvolgimento di altre ignare vittime».

La tesi di Valeria Miele, che è psicologa delle organizzazioni e del lavoro, però, non è la tessitura di un elogio (scontato) della mediazione familiare, tant’è che focalizza l’attenzione non solo sull’ambito della famiglia, ma anche su quello del lavoro, «essendo entrambi due scenari particolarmente significativi in cui prendono vita alcuni dei conflitti più rappresentativi ed importanti della nostra esistenza». Infatti, la tesi, introdotta la visione della famiglia in un’ottica sistemica, inquadrato il campo d’azione in cui si muove il mediatore familiare ed esposti i principali modelli mediativi, si sofferma sul “Modello Trasformativo”, per illustrarne il potenziale sia nell’ambito famigliare che nel mondo del lavoro.

Non mancano poi alcune «osservazioni personali relative proprio alla gestione del conflitto come occasione di crescita e costruzione di nuovi sé e di nuove prospettive, attraverso il linguaggio della trasformazione».

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare di Valeria Miele.

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…

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Tesi di Sabrina Raschellà: La Mediazione Familiare: un percorso tra emozioni, empatia e relazioni

Nella tesi di Sabrina Raschellà per il Corso di Mediazione Familiare (Edizione XIII del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2018, dell’Associazione Me.Dia.Re), l’ascolto, “l’ascolto puro”, è il tema centrale. Sabrina scrive, infatti, nella premessa che durante il percorso formativo…

«…Prima di tutto ho liberato la mente dal mio concetto di mediazione che consisteva nel trovare la via di mezzo o trovare la pace».

Questa “liberazione” è avvenuta, spiega, riconoscendo il valore cruciale dell’ascolto nella conduzione dell’attività di mediazione. Nell’ambito della mediazione  dei conflitti lo strumento più utilizzato è l’ascolto, denominato “ascolto puro“. Cosa si cela dietro questo concetto, quali sono le sue caratteristiche peculiari e cosa succede quando si è in ascolto dell’altro? Queste domande hanno innescato la sua ricerca, che l’ha condotta anche a dare spazio alle recenti scoperte delle Neuroscienze. Nello sforzo di affrontare la vasta tematica dell’ascolto, correlata all’empatia, infatti, non ha potuto trascurare anche alla scoperta dei “neuroni-specchio”.

«La nostra sopravvivenza dipende da loro, come da quei neuroni deriva la nostra capacità di metterci nei panni degli altri, che non significa, però, confonderci con l’altro».

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare di Sabrina Raschellà.

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale….

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Tesi di Francesca Salis: Il turning point della separazione coniugale e la scommessa della mediazione umanistico-trasformativa.

La tesi presentata da Francesca Salis alla fine del corso (Edizione XIII del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2018, dell’Associazione Me.Dia.Re.), è un’esplorazione accurata, profonda e ricca di riferimenti (teorici e non solo), che esplora in profondità due temi tra di loro intrecciati:

«provato a gettare una luce sul diverso impatto della mediazione quale forma di intervento sociale che, a seconda delle premesse “epistemologiche” con le quali affronta il conflitto, tende verso obiettivi differenti nella loro essenza. Quando la mediazione è interpretata come fine, allora la sua promessa, e l’indicatore del suo successo, è la stipula di un accordo che dovrebbe sancire la fine delle trattative sulle questioni di gestione materiale della co-genitorialità e il presunto superamento pratico del conflitto. Intendere la mediazione come un processo, come un’occasione di trasformazione e crescita, non offre invece garanzie di risultati potenzialmente tangibili in tempi rapidi». Infatti, «Nel caso della mediazione umanistico-trasformativa viene fissata quindi una posta in gioco a prima vista più rarefatta ma indubbiamente più ambiziosa: è solo restituendo l’ “umanità” all’altro infatti che si favorisce la prospettiva della transizione”, che, partendo dalla sofferenza emotiva connessa alla rottura dei legami, si apre verso una nuova reciprocità relazionale (Callegari, 2013; Francini, 2014)»

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare di Francesca Salis.

Le altre tesi sulla mediazione familiare dei partecipanti ai corsi di Me.Dia.Re. si trovano nella pagina Tesi dei Corsi di Mediazione Familiare, Penale…

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Tesi di Marina Marino: L’importanza della mediazione familiare in ambito sociale ed educativo. La figura dell’educatore e quella del mediatore.

La tesi presentata da Marina Marino alla fine del corso (Edizione XIII del Corso in Mediazione Familiare Novembre 2018, dell’Associazione Me.Dia.Re.), è frutto anche della sua esperienza di educatrice socio-culturale che collabora con i servizi sociali della Città di Torino da molti anni. Infatti, vengono evidenziate le somiglianze comune tra il mediatore familiare, soprattutto quello che applica l’approccio trasformativo, e l’educatore socio-culturale, ma si descrivono anche “le difficoltà dei servizi sociali nel ripensare e riprogettare i molteplici interventi di sostegno dedicati alle famiglie e, quindi, la fatica nel coinvolgere maggiormente la figura del mediatore, che potrebbe apportare un importante sostegno alle famiglie multiproblematiche”, specialmente, se tale figura si coordinasse con quella dell’educatore.

“Come educatrice socio-culturale collaboro con i servizi sociali della mia città da molti anni. Ho avuto modo di rilevare come nell’affrontare situazioni molto complesse da parte di operatori del settore sociale via sia un approccio spesso disinformato circa la collaborazione con altre figure professionali che possano integrare il difficile lavoro con le famiglie; che non siano psicologi con cui di regola si collabora, se si rende necessaria la loro presenza. È da molto tempo che si discute in ambito sociale di come si possa migliorare il lavoro di rete, ovvero la collaborazione e la sinergia tra i possibili attori di un progetto; ad oggi il lavoro di rete è ancora di difficile realizzazione, forse, perché si è abituati a lavorare in una dimensione di solitudine, facendo riferimento solo alla propria realtà professionale, spesso ci si trova a lavorare sotto organico; l’essere impegnati su più fronti rende difficile trovare un tempo sia pratico sia mentale per implementare sinergicamente la collaborazione tra operatori”.

Per non restare su un piano di mera critica astratta e per entrare, invece, pienamente nella concretezza della realtà, Marina Marino configura anche le caratteristiche di un progetto di questo tipo e evidenziando le potenzialità di un lavoro di rete così pensato.

Può cliccare qui chi è interessato a leggere la tesi di Mediazione Familiare di Marina Marino.

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