1980, la Primavera Amazigh (berbera)

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"I suoi colori [della bandiera] rappresentano i differenti paesaggi in cui vivono le popolazioni berberofone: il blu è il colore del Mediterraneo e dell'oceano Atlantico, il verde quello dei boschi delle montagne e il giallo quello del deserto. La figura posta al centro [...] simboleggia l'amazigh stesso, ossia "l'uomo libero", mentre il colore rosso evoca il legame di appartenenza alla terra che unisce le diverse comunità di Tamazgha."

La Baia dei Porci, quando la logica del conflitto porta alla catastrofe

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Si era appena insediato alla Casa Bianca, John F. Kennedy, che subito il direttore della CIA, Allen Dulles cominciò a fargli pressioni per portare avanti un progetto di invasione di Cuba, da parte di brigate di esuli anticastristi, addestrati dalla CIA in Guatemala. Il progetto era stato autorizzato dal suo predecessore Eisenhower e dal vice di questi, Nixon. La CIA e i militari gli assicurarono che per effetto dello sbarco il popolo cubano sarebbe insorto contro Castro. Kennedy credette di dover decidere se sciogliere le brigate cubane, che avrebbero girato gli Stati Uniti accusandolo di aver tradito l'impegno di Eisenhower contro il comunismo nel continente americano, oppure se tradire i principi progressisti per i quali era stato eletto: libertà, giustizia e autodeterminazione dei popoli. Scelse la prima opzione, avvertendo, però, le brigate cubane che in nessun caso avrebbe inviato forze armate americane ad aiutarle. Il 19 aprile del 1961 l'invasione era fallita. Kennedy, nonostante le pressioni di Dulles e altri, non autorizzò missioni di soccorso né copertura aerea. «Come ho potuto essere così stupido?», si chiese ripetutamente poi. La spiegazione che si diede era che aveva avuto una fiducia cieca nella competenza e nella sapienza della CIA e dei militari. Forse, la vera spiegazione era che era stato condizionato dalla logica, ottusa, del conflitto che influenzava il mondo intero: la Guerra Fredda.

Berlusconi pronuncia l’editto bulgaro

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Un'espressione passata alla storia, come la vicenda connessa: Biagi, Santoro e Luttazzi fuori dalla Rai per lunghi anni. L'ultima parola è ancora da scrivere.

Il prezzo del conflitto: il mediatore familiare e “l’ostinazione” delle parti

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Può essere forte nel mediatore familiare la tentazione di indurre i coniugi a considerare l'entità del costo del conflitto per loro e per i figli. A volte, possono apparire strumentali e, in fondo, bizzarri i loro tentativi di giustificare l'ostilità, la non collaborazione, la reciproca delegittimazione, richiamandosi a questioni di principio, a valori o a criteri di senso comune. Ma i genitori in conflitto non sono i soli a pensare e ad agire in termini che paiono irrazionali agli occhi altrui: la tendenza dei protagonisti di un conflitto a giustificare anche le proprie azioni più dannose, ci riguarda un po' tutti. Né, d'altra parte, succede soltanto ai genitori in conflitto di anteporre le loro dinamiche conflittuali al benessere delle persone di cui devono prendersi cura. Quali sono, allora, "i margini di manovra" del mediatore familiare? Nel rifletterci su, forse, sarebbe opportuno ricordare quanto scriveva John Locke:
«Faremmo bene (…) a non trattar subito gli altri da ostinati e perversi solo per il fatto che non rinunciano alle loro opinioni per accettare le nostre, o almeno quelle che vorremmo imporre loro, quando è più che probabile che noi ci comportiamo non meno ostinatamente nel non accettare alcune delle loro»

1995, assassinio di Iqbal Masih, dodicenne attivista e sindacalista pakistano

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Dal Pakistan all'Italia: un viaggio tra i piccoli lavoratori a cui non è garantito il diritto allo studio. Uno su tutti, Iqbal, la cui data di morte è diventata la Giornata contro la schiavitù infantile.

L’uso fascista dell’ odio religioso in Africa

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Il 15 aprile del 1936 nella campagna bellica per la conquista dell’Etiopia, l’Italia fascista impiegò truppe libiche, di religione islamica, per massacrare i resistenti etiopici cristiani. E poi cercò di ingraziarsi la minoranza musulmana etiopica contro la maggioranza cristiana copta, che si opponeva all’invasione. Era uno schema collaudato: gli italiani avevano già usato, infatti, le truppe cristiane copte eritree nel corso della conquista e della sottomissione della Libia, un'impresa non meno sanguinaria di quella realizzata in Africa Orientale.

Frank Serpico e quegli altri soli contro tutti

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Compie gli anni il 14 aprile Frank Serpico, il poliziotto newyorchese che non aveva mai preso una bustarella e che aveva osato mettersi contro l'intero dipartimento di polizia, per denunciare la corruzione dilagante, rimettendoci quasi la pelle. Il ricordo della sua vicenda ne fa venire in mente altre, coeve e successive, in cui l'individuo si è dovuto battere con disperata determinazione contro potenti e numerosi avversari irriducibilmente contrari all'emersione della verità. Viene da pensare così alla quasi coeva lotta di Daniel Ellsberg, al lavoro e all'assassinio dell'«eroe borghese» Giorgio Ambrosoli, alla quasi decennale battaglia di Ilaria Cucchi.

Mikhail Gorbaciov riconosce il massacro di Katyn’

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Più di 22.000 omicidi a sangue freddo, ordinati direttamente da Stalin. Ammettere le proprie responsabilità richiede, a volte, molto tempo. Troppo.

Il primo uomo nello spazio

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Gli occhi di tutto il mondo si puntarono su un ragazzo di ventisette anni: seguendo la passione per il volo, arrivò più in alto di chiunque altro.

1987, muore lo scrittore Primo Levi

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I campi di sterminio attraverso gli occhi di chi li ha vissuti. Una ferita profonda, forse più simile a un baratro, che non si può rimarginare. E che conduce a una tragica fine.