Corsi, consulenze e supervisioni per professionisti e aziende

L’Associazione Me.Dia.Re., oltre ai corsi per aziende indicati qui, svolge percorsi ad hoc di formazione, consulenza e supervisione per aziende ed enti sulla gestione di difficoltà relazionali, conflitti e disagi interni all’organizzazione e nei rapporti tra questi e terzi.

A CHI CI RIVOLGIAMO

Il servizio è rivolto

  • alle persone che all’interno dell’organizzazione di lavoro gestiscono sistemi complessi di relazioni (imprenditori, manager, responsabili della sicurezza, professionisti nella funzione HR, coordinatori, etc.)
  • ai membri di un’équipe
  • a liberi professionisti

OBIETTIVI

Offrire un supporto nel fronteggiare e gestire situazioni caratterizzate da problemi di comunicazione e da relazioni conflittuali, interne al gruppo di lavoro e/o nei rapporti con i terzi. A titolo esemplificativo, si può pensare a disaccordi, tensioni e contrasti tra i membri di un’équipe oppure a criticità nella gestione del rapporto con il cliente/utente insoddisfatto.

CONSULENZA E SUPERVISIONE

Il servizio offerto può consistere in:

  • un’attività di consulenza a favore della/e persone incaricate della gestione di un gruppo di lavoro e/o di un servizio o di un’attività, secondo modalità, tempi e specifiche finalità concordate, a partire da un’analisi della domanda e dei bisogni;
  • un’attività di supervisione a favore del gruppo di lavoro, articolato e declinato secondo le specifiche esigenze e possibilità organizzative.

INFORMAZIONI

Per appuntamenti e informazioni scrivere a [email protected] oppure contattare il numero 3407236318.

ESPERIENZE GIÀ REALIZZATE

  • Un percorso di formazione e consulenza è in corso a favore del GOETHE-INSTITUT TURIN
  • 7 corsi di 8 ore (accreditati ECM direttamente da Me.Dia.Re. che è ente provider accreditato dall’Age.Na.S.) sono stati realizzati per la Società Dentlpro Group a favore di medici, direttori sanitari, clinic manager, direttori di area clinica e area manager
  • Una supervisione è in corso dal mese di maggio 2019 per uno staff della Cooperativa Il Ricino
  • In collaborazione con ISMO, l’Associazione Me.Dia.Re. ha svolto nel 2015 un Master in Organizational and Interpersonal Conflcit Management, per professionisti della funzione HR, con particolare attenzione alle dinamiche di gruppo e alla comunicazione e alle tecniche di colloquio per la prevenzione, de-escalation e gestione dei conflitti interni alle organizzazioni.
  • È stata svolta una formazione di 48 ore sulle dinamiche di gruppo e sulla gestione dei conflitti interni alle equipe di lavoro presso la sede di Torino dell’European Training Foundation (ETF).
  • Una formazione di 16 ore è stata realizzata nel 2008 sulla gestione delle dinamiche di gruppo e sulla prevenzione e gestione dei conflitti nell’organizzazione per il Comitato di Direzione dello stabilimento di Settimo Torinese della L’Oréal.
  • Tre corsi di 16 ore l’uno sono stati condotti nel 2007 sulla comunicazione con la clientela e tra i dipendenti a favore del personale della BMW Italia (San Donato Milanese, MI).

La mediazione familiare come relazione

La mediazione familiare è sorta e si è affermata come un intervento di supporto ai genitori in fase di separazione, con l’obiettivo di aiutarli a tutelare i loro figli dagli effetti del conflitto, prevenendone le ricadute più negative. Ma quali sono i suoi tratti distintivi, qual’è il suo significato e quali sono i suoi presupposti?

Il significato della mediazione familiare

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Come altre forme di gestione non giudiziaria del conflitto, la mediazione si propone di tentare di contenere e regolare la conflittualità tra le parti secondo una prospettiva tesa a scongiurare la delega delle decisioni sulle questioni controverse ad un soggetto terzo: il giudice. In altre parole, il primo significato della mediazione è quello di riaffermare l’autodeterminazione dei soggetti in conflitto, ri-attribuendogli la competenza e la responsabilità della gestione del loro rapporto conflittuale.

Tra le caratteristiche più note della mediazione familiare vi sono quelle relative all’imparzialità e alla neutralità del mediatore. Ma, accanto a queste ve ne sono altre, che costituiscono contemporaneamente una premessa teorica e un’indicazione operativa sull’atteggiamento che dovrebbe costantemente mantenere il mediatore. Tutti i modelli di mediazione – non ve n’è infatti uno solo, ma molti e significativamente eterogenei tra loro sia sul piano teorico che applicativo – si basano sul presupposto che il conflitto in sé non è né un bene né un male: c’è, è un fatto naturale. Inoltre, esso non è indicativo di una maggiore o minore moralità, maturità, adeguatezza di coloro che sono in conflitto.

Da ciò discende un’altra caratteristica: il mediatore non solo non decide al posto delle parti la soluzione del loro conflitto, ma neanche le giudica – ciò, peraltro, in qualche misura si correla anche alla garanzia della tutela della riservatezza di quanto esse gli comunicano. La terza caratteristica – ma ve ne sono alcune altre ancora – riguarda il fatto che il mediatore deve sapere ascoltare le parti, o per meglio dire le persone, con cui si relaziona.

Da questi aspetti fondativi della mediazione derivano alcune conseguenze. La più ovvia è che, nella pratica della mediazione, i genitori non dovrebbero mai sentirsi porre sotto accusa né sotto giudizio dal mediatore per il solo fatto di essere in conflitto o per i modi con cui lo affrontano e lo vivono. L’ascolto – empatico – svolto dal professionista e la sua sospensione del giudizio sulle persone che ha di fronte, a ben vedere, rendono la mediazione un percorso idoneo a liberarle dalla preoccupazione secondo cui “dimostrare che ho ragione significherebbe ammettere che potrei avere torto” (Beaumarchais). Ciò significa che nella stanza della mediazione si attenua l’ansia di riuscire ad essere persuasivi circa la correttezza etica e morale e l’appropriatezza psicologica e sociale dei propri pensieri, sentimenti e comportamenti sviluppati nel conflitto.

La mediazione familiare non è un mero intervento tecnico, non è una procedura: è, in primo luogo, una relazione.

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Se queste sono alcune delle prerogative che offre il percorso di mediazione familiare, in virtù della sua irrinunciabile natura a-valutativa, è ovvio che esse si correlano al fatto che la mediazione non è un mero intervento tecnico, non è una procedura. Come altre professioni, è in primo luogo una relazione. Una relazione tra persone, di cui una è chiamata, ascoltando, ad aiutare le altre, le quali sono coinvolte in un conflitto che, il più delle volte, ha raggiunto rilevanti livelli di escalation, anche e soprattutto sul piano dell’incomunicabilità. La mediazione familiare perciò è una relazione che può consentire alle persone di ritrovare fiducia nello strumento della parola, dal momento che le fa esperire la possibilità di qualcuno che non solo comprende quel che dicono e cercano di dire, ma le aiuta anche comunicare tra di loro.

Alberto Quattrocolo

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