1937, omicidio dei fratelli Rosselli
Da sempre antifascisti, i due fratelli vengono assassinati dal regime, dopo l'ultima goccia che lo stesso poteva sopportare: Carlo "contribuisce dunque a diffondere le interviste dei soldati italiani sconfitti e catturati, nelle quali coloro che Mussolini spacciava per valorosi volontari si mostrano per quello che sono: contadini poveri, ignoranti di tutto, demotivati, finiti in Spagna per quattro soldi o addirittura con l’inganno. È forse questo attacco all’immagine del regime che spinge Mussolini a commissionare l’omicidio."
Nasce il Telefono Azzurro
I bambini possono finalmente chiedere aiuto in modo diretto: dall'altra parte c'è qualcuno che sa ascoltarli, capire di cosa hanno bisogno e dare risposte.
Gli amici del 6 giugno
Anna Frank, nascosta nel suo nascondiglio ad Amsterdam, appresa via radio la notizia dello sbarco degli alleati il 6 giugno 1944 sulle coste della in Normandia, scrisse nel suo Diario:
«Si starà avvicinando la tanto anelata liberazione [...] Oh, Kitty, la cosa più bella dell'invasione è che ho la sensazione che siano in arrivo degli amici».
Quei 150.000 soldati giunti in Normandia erano tutti unanimemente motivati a ridare agli europei la libertà e la giustizia? Credevano tutti nell’habeas corpus e nella divisione dei poteri? Probabilmente, no, non proprio tutti. Però, furono loro (4.000 dei quali morirono quel giorno e altri 8.00 restarono feriti) a dare un contributo fondamentale per liberare l’Europa dal dominio nazifascista, il più brutale, sanguinario e disumano mai conosciuto.
Robert Kennedy: «Non abbiamo bisogno di odio»
Robert Kennedy non parlava alla pancia ma alla coscienza della gente. «Non abbiamo bisogno di odio, ma di amore e saggezza e compassione», diceva. L'assassinio di suo fratello, John Kennedy, lo aveva trasformato. Aveva sofferto e riflettuto. E aveva imparato ad aprirsi, sviluppando una profonda empatia verso gli altri. Così comprese che l'idealismo non andava sacrificato dal pragmatismo. Ex sostenitore della guerra Vietnam, ne divenne un oppositore determinato e si schierò irrevocabilmente contro il razzismo e la discriminazione: «quelli che vivono con noi sono nostri fratelli che dividono con noi lo stesso breve arco di vita, che cercano come facciamo noi, soltanto la possibilità di vivere la propria vita con uno scopo e in felicità». La sua non era una posa o fasulla retorica politica. La sera in cui fu ucciso, le ultime parole che pronunciò furono: «E gli altri? Come stanno gli altri?».
1913, la suffragetta Emily Davison è ferita mortalmente nell’incidente di Epsom
Kamikaze ante litteram o vittima di un tragico incidente? Sperava di diventare una martire del proprio movimento, o puntava solo a un gesto dimostrativo?
3 giugno 2017, Piazza San Carlo, Torino
Quella sera del 3 giugno 2017 gli spettatori di Piazza San Carlo, furono vittime di una violenza. Negarlo equivarrebbe a negare loro la legittimità della sofferenza provata. Chi visse quell'evento, in pochi minuti perse molte cose importanti, difficili da spiegare e da recuperare e reintegrare. Sarebbe preferibile non privare queste persone del rispetto umano e civile che gli è dovuto, considerandoli vittime di rango inferiore rispetto ad altre. Come sarebbe bene non disconoscere la vittimizzazione sofferta da altre vittime. Perché le "vittime sono tutte uguali e nessuna è più uguale di un'altra".
Repubblica o monarchia?
Domenica 2 e lunedì 3 giugno 1946, gli italiani andarono a votare in un consultazione nazionale. Per la prima volta dopo più di vent'anni potevano votare liberamente. Per la prima volta in Italia potevano votare anche le donne (lo esercitarono questo diritto! 13 milioni di donne e 12 milioni di uomini andarono ai seggi). Per la prima volta veniva affidato agli elettori il diritto-dovere di scegliere, attraverso un referendum, la forma dello Stato e, mediante elezioni, i membri di quell'Assemblea Costituente che avrebbe scritto la futura costituzione. Una costituzione, quindi, per la prima volta scritta dai rappresentanti eletti dal popolo e non concessa dal sovrano “per grazia di Dio”
Quel volto nella folla che rispecchia un’orribile realtà
Larry "Lonesome" Rhodes, un comune volto nella folla, cantante folk girovago e squattrinato, diventa un idolo delle masse, prima, e uno scatenato opinion maker al servizio dei peggiori esponenti politici, poi. E sono proprio l'assenza di scrupoli, la superficialità, l’angosciante incapacità di amare di questo narcisista, egocentrico ed egoista, istrione a portarlo al successo. Uno che sente di esistere soltanto se la massa anonima degli spettatori lo ammira irrazionalmente, a ben vedere, ha tutte le carte in regola per toccare le corde giuste del pubblico: il senso di insicurezza e la frustrazione, il bisogno insoddisfatto di lusinghe e di approvazione, la rabbia e lo scontento. Gli basta, quindi, dire agli spettatori esattamente ciò che vogliono sentirsi dire e persuaderli di essere uno di loro. Ribadendo sistematicamente le proprie origini provinciali, sfrutta il "fisiologico" bisogno di riconoscimento dei suoi concittadini, per sedurli e spingerli a prendere per oro colato qualsiasi balla. Era questo il nocciolo di Un volto nella folla, uscito il 1° giugno 1957, potente e scomodo film di Elia Kazan, inevitabilmente destinato all'insuccesso commerciale, che non ha perso un grammo della sua attualità. Anzi, rivederlo oggi potrebbe significare guardarsi allo specchio. E angosciarsi o arrabbiarsi.