Quando il contingente italiano partecipò al corpo di spedizione in Cina e si diede a violenze e razzie
Arrivarono a Pechino il 14 agosto del 1900 per ristabilire “il sacro diritto delle genti e dell’umanità calpestata” e “tenere alto il prestigio dell’esercito italiano e l’onore del nostro Paese”: lo fecero con massacri indiscriminati, stupri e rapine. Si tratta di un evento da nota a piè di pagina nei libri di storia. Però, significativo ancora oggi. E illustrativo di come negli ultimi 119 anni assai poco siano cambiati i modi per mascherare il colonialismo e la rapacità e il razzismo latente che lo sottendono.
Che si trattasse di una scelta colonialista e che in Cina fosse in atto da tempo un tentativo di dominazione diretta e indiretta delle potenze straniere era un fatto noto a tutti, o almeno a tutti coloro che volevano vedere e sapere. Il deputato repubblicano Napoleone Colayanni, ad esempio, si era rivolto al Governo con queste parole: «Che direste voi se domani uno straniero esclamasse: “Mi piace il porto di Messina” e se lo prendesse? E poi facesse altrettanto con Napoli? Gli europei hanno operato così in Cina!».
Iniziano i lavori di costruzione del muro di Berlino. È il 13 agosto 1961
Ergere muri per proteggere, sé o altri, o per rinchiudere. Innalzare barriere per discriminare, per punire, per comunicare qualcosa di preciso. La notte tra il 12 e il 13 agosto 1961 furono posati i primi metri di filo spinato, ma già dopo un paio di giorni arrivarono le forme di cemento, e Berlino Ovest diventò anche fisicamente un’enclave sovietica: tutt’intorno, il territorio apparteneva alla Repubblica Democratica Tedesca, così come la parte orientale di Berlino.
12/08/1944: l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema
Non si trattò di una rappresaglia: l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, il secondo per numero di vittime nel corso della cruenta ritirata tedesca, fu pianificato al fine di terrorizzare la popolazione civile, coerentemente alla direttiva emanata nel giugno 1944 da Albert Kesselring, capo supremo dell’esercito germanico in Italia. All'alba del 12 agosto, tre reparti di SS, accompagnati da fascisti collaborazionisti in funzione di guide della zona, salirono a Sant'Anna, mentre un quarto reparto si attestò più a valle, per chiudere qualsiasi via di fuga. Alle sette il paese era completamente circondato; la popolazione, pensando a un'operazione di rastrellamento, si divise: gli uomini scapparono nei boschi per evitare la deportazione, mentre vecchi, donne e bambini cercarono rifugio nelle proprie case. I nazisti inizialmente radunarono circa centocinquanta persone nel piazzale antistante la chiesa e aprirono il fuoco, per poi dare alle fiamme il cumulo dei corpi, tra cui vi erano ancora dei vivi. Altre SS rastrellarono i presenti casa per casa e attuarono meticolosamente l'eccidio, con armi da fuoco e bombe a mano, appiccando incendi, mitragliando chiunque tentasse di fuggire verso il bosco. A mezzogiorno tutte le piccole case di Sant'Anna bruciavano. Non tutte le vittime poterono essere identificate, né fu possibile precisarne con sicurezza il numero: 560 quelle certe, tra cui 130 minori di quattordici anni, donne e anziani.
L’11 agosto 1934 apre il carcere di Alcatraz
Uno di quei nomi che conosci, anche se, magari, sapresti dire poco di più in merito. Alcatraz. L'isolamento più radicale che un condannato potesse provare. L’undici agosto del 1934 giunse sull’isola di Alcatraz (soprannominata “l’Isola del Diavolo dello Zio Sam”.) il primo gruppo di detenuti civili destinati al nuovo penitenziario di massima sicurezza, appena inaugurato.
Con la legge 442 del 10/08/1981 è abrogato il delitto d’onore
Le radici della mentalità dell’onore scavano a fondo nella storia del nostro Paese, ma non solo: si arriva fino alla Grecia classica. Non stupiscono, quindi, le enormi difficoltà incontrate da chi ha voluto strappare quelle solide basi.
"Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni.
Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona, che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella".
Così recitava l’articolo 587 del codice penale italiano abrogato soltanto nel 1981, grazie alla legge 442 del 10 agosto.
Il 9/08/1991 veniva ucciso il giudice Antonino Scopelliti. Da Cosa Nostra, dalla ‘ndrangheta o da entrambe?
Ad oggi, ancora non conosciamo i nomi di mandanti ed esecutori. È lecito sperare che prima o poi scopriremo chi ha prematuramente stroncato la vita di Antonino Scopelliti? Sembra che sullo sfondo ci fosse una stretta connessione tra Cosa nostra, ‘ndrangheta, destra eversiva, logge massoniche e servizi deviati. Speriamo che la verità affiori presto.
La mediazione come gestione non giudicante del confronto
Il mediatore, per rispettare fino in fondo il suo dovere di astenersi dal giudicare le posizioni, gli interessi, i comportamenti, i pensieri e le emozioni e i sentimenti delle parti in conflitto, ma dovrebbe non farlo anche rispetto al loro essere in conflitto. In altre parole, la mediazione non è - o sarebbe preferibile che non fosse - una guerra al conflitto. Neppure è una crociata contro il peccato o l'eresia-conflitto, né una cura della malattia-conflitto, così come non è una rieducazione rispetto alla devianza-conflitto, ecc.
8 agosto 1956, Marcinelle (Belgio), tragedia in miniera
Persone che emigrano e subiscono lo sfruttamento di chi si approfitta della loro condizione. Italiani in Belgio negli anni Cinquanta. La mattina dell’8 agosto 1956, la miniera di carbone di Bois du Cazier, si riempì di fumo a causa di un incendio nel condotto che portava l’aria dentro i tunnel sotterranei. Morirono in tutto 262 persone, tra cui 136 operai italiani. Nel 1946, dieci anni prima dell’incendio, l’Italia aveva firmato con il Belgio un protocollo che prevedeva il trasferimento di 50mila lavoratori in cambio del carbone. Bruxelles chiedeva manodopera a basso costo disposta a scendere sotto terra, lavoro pesante e mal retribuito, a cui fino a quel momento erano destinati i prigionieri di guerra; l’Italia non disponeva di materie prime ma aveva manodopera in eccesso in cerca di un avvenire: era l’accordo “minatori-carbone”, uno scambio tra uomini e merce. Gli italiani, caricati sui camion del carbone, venivano trasportati negli ex campi di concentramento ereditati dal recente conflitto. Gli immigrati italiani e le loro famiglie erano ospitati nelle baracche dei prigionieri di guerra, sovraffollate, senza acqua ed elettricità, con bagni collettivi. La sicurezza sul lavoro era risibile, gli orari massacranti, gli straordinari obbligatori, i diritti sindacali inesistenti. Inoltre, gli immigrati italiani erano spesso mal tollerati. Molti belgi li chiamavano “macaronìs” e fuori dai locali del distretto minerario di Charleroi fiorivano i cartelli: “ni chiens, ni italiens”, “né i cani, né gli italiani”.
7 agosto 1947: si conclude la spedizione dell’imbarcazione Kon-Tiki
Il 7 agosto si ricorda la conclusione del viaggio della zattera a vela Kon-Tiki, l’impresa di Thor Heyerdahl più famosa (1947), che, sebbene terminata in un naufragio, avvalorò – almeno in linea teorica – la sua ipotesi circa una prima colonizzazione della Polinesia, in epoca precolombiana, ad opera dei popoli sudamericani. Thor Heyerdahl e compagni conclusero il proprio viaggio anticipatamente, ma il messaggio arrivò forte e chiaro: la diversità è un valore. L’umanità immensa di Thor Heyerdahl non poté mai essere ristretta nei confini angusti di una definizione univoca: scopritore entusiasta, non volle mai divenire accademico universitario, nonostante le innumerevoli lauree ad honorem; amico personale di Gorbaciov e Fidel Castro, frequentò indistintamente capi di stato, marinai, pescatori e contadini; ecologista ante litteram, sollevò la questione dell’inquinamento degli oceani avanti alla prima Conferenza sull’ambiente dell’ONU (1972), che istituì il divieto di scarico di oli usati in mare; amava senza pregiudizio gli esseri umani e la natura, mantenendo una visione d’insieme sulle cose, tanto rara in un’epoca di ossessione per la specializzazione del sapere. La vita, i libri e tutte le imprese di Heyerdahl costituiscono il manifesto delle sue convinzioni più salde: tutti gli esseri umani sono uguali, affrontiamo tutti le stesse sfide, possiamo lavorare e vivere insieme a prescindere dalle differenze etniche, politiche o religiose.
6/08/1985. Vengono uccisi da Cosa Nostra Ninì Cassarà e Roberto Antiochia
Ninì Cassarà, vicedirigente della squadra mobile di Palermo, quel 6 agosto 1985, stava tornando a casa, scortato da Roberto Antiochia (già commissario della stessa squadra e trasferito a Roma, ma in quel momento, in ferie, pronto ad aiutare la squadra che aveva servito negli ultimi due anni) e altri due uomini della mobile. Un ragazzo, appena ventitré anni, scese ad aprire la portiera al suo superiore. L’Alfa blindata non lo protesse più: i kalashnikov dei killer scaricarono tutta la potenza da fucili d’assalto. A nulla servì il tentativo di Antiochia di proteggere Cassarà: la moglie lo vide morire davanti alla loro casa, proprio sotto i suoi occhi.